Tonnellate di mascherine sprecate a scuola

A mutanda, a pannolino, fragili e in alcuni casi non a norma: gli studenti non le vogliono e i dispositivi si accumulano nei magazzini

Mascherine rifiutate dagli studenti

Mascherine rifiutate dagli studenti

Nei magazzini della scuola paritaria Freud di Milano si accumulano gli scatoloni pieni di mascherine, che nessuno vuole usare perché "di pessima qualità". La preside del liceo scientifico Piero Bottoni, Giovanna Mezzatesta, si sfoga dopo l’ennesima beffa: "Aspettavamo uno stock di mascherine trasparenti per due ragazzi ipoacusici, invece ci hanno mandato quelle piccole per bambini". La fornitura alle scuole dei dispositivi di protezione da parte del ministero della Salute si traduce in uno spreco quotidiano, di denaro e risorse. Daniele Nappo, direttore della Freud, mostra le mascherine "non a norma" prodotte a Mirafiori da Fca, l’ex Fiat. "Sono certificate dalla Presidenza del Consiglio – sottolinea – ma basta guardarle per capire che non sono regolari. Il tessuto sembra quello di un pannolino, gli elastici si rompono quasi subito e in più hanno anche un cattivo odore. Il risultato è che gli studenti non le vogliono e preferiscono portarsele da casa, mentre noi ci ritroviamo con scatoloni di mascherine inutili che non sappiamo nemmeno come smaltire". Il ministero aveva diramato anche una circolare chiedendo alle scuole di segnalare i lotti non conformi, per "avviare le procedure finalizzate al ritiro".

Al liceo Bottoni, invece, hanno consegnato ben 46mila mascherine, di vario tipo. "Abbiamo riempito un intero locale della scuola – continua la preside Mezzatesta, che ha deciso di posizionare le mascherine in corridoio proprio per incentivarne, invano, l’utilizzo –. I ragazzi non le vogliono mettere e le chiamano le mascherine “a mutanda“ perché sono molto fastidiose. Le ultime che ci hanno mandato sono di tipo diverso ma sempre scomode: gli studenti non vogliono proprio saperne". La situazione è la stessa anche in altre scuole della città, dove le mascherine, consegnate in grandi quantità, restano inutilizzate. É il caso dell’istituto Carlo Porta, che, come ci segnala la preside, Rossana Di Gennaro, l’anno scorso ne ha ricevute in grandissima quantità: "Le usiamo per le emergenze, per gli studenti che vengono a scuola sprovvisti. Alcuni docenti preferiscono indossare le Ffp2, per una maggiore sicurezza. Teniamo come scorta quelle che avanzano". All’istituto Maxwell, nonostante le mascherine in dotazione dal ministero vengano impiegate a volte dagli studenti, le rimanenti occupano comunque un intero locale della scuola: "Noi le usiamo. Ci sono arrivate diverse tornate di mascherine per gli studenti: alcune erano azzurre, altre bianche, con l’elastico dietro – spiega il preside, Franco Tornaghi –. Erano così tante che abbiamo dovuto stiparle in un locale. Dal Ministero abbiamo ricevuto non solo mascherine, ma un ingente finanziamento per le misure per la prevenzione dal contagio". La situazione è all’opposto all’istituto comprensivo Perasso. "L’anno scorso genitori mandavano i bambini a scuola con quelle colorate di cotone o dello stesso tessuto dei costumi da bagno – specifica la dirigente scolastica Antonella Caleffi –. Oggi da noi è obbligatorio indossare quelle in dotazione dal ministero, così siamo sicuri che tutti gli studenti indossino dispositivi adeguati".

Andrea Gianni

Chiara Zennaro

 

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