ANDREA GIANNI
Cronaca

Tonali, Fagioli e i fiumi di denaro nella gioielleria Elysium: la ‘legge’ del “Professore” nella chat segreta delle scommesse con i calciatori

Perdite a sei zeri “ripianate” con acquisti di orologi e monili a prezzi gonfiati: il sistema per consentire agli atleti patiti di giochi online di pagare i loro debiti

Guardia di Finanza davanti alla gioielleria milanese gestita da Elysium

Guardia di Finanza davanti alla gioielleria milanese gestita da Elysium

Milano, 11 aprile 2025 – Il fiume di denaro finito nelle tasche di Tommaso De Giacomo e degli altri organizzatori del giro di scommesse clandestine emerge da una chat di gruppo. Partecipanti, oltre a De Giacomo, l’ex arbitro Pietro Marinoni e il calciatore Nicolò Fagioli. “Un milione sopra sei con me – scrive Fagioli rivolgendosi a De Giacomo – di pagato ti parlo, e ne mancano ancora assai”.

Il dominus

De Giacomo, a quel punto, ribatte: “Ma scusa ma uno che guadagna un milione all’anno è tanto se mi ha dato un milione? Fammi capire, è come se uno guadagna 20mila euro all’anno e mi ha dato 20mila...cioè son tanti?”. Da altre chat recuperate dagli smartphone sequestrati a De Giacomo e ai calciatori Fagioli e Sandro Tonali, emerge che De Giacomo, detto “il professore” ha “ricevuto materialmente sia per proprio conto che per conto di altri scommettitori denaro contante per l’importo di almeno 400mila euro”.

De Giacomo, tramite l’ex arbitro Marinoni, era riuscito a entrare nel lucroso mondo dei calciatori, spingendoli a giocare d’azzardo. Lui, che risulta percepire solo redditi da lavoro dipendente da parte della società The Gambler intestata alla madre, Srl che gestisce una sala scommesse legale in viale Famagosta 34 con punto Snai, ha presentato dichiarazioni fiscali che stridono con il suo reale tenore di vita.

Nel 2020 ha dichiarato redditi per 10.529 euro, saliti a 30.326 euro nel 2022. Girava, però, a bordo di una lussuosa Porsche Macan formalmente intestata al padre che dal 2020 “ha dichiarato redditi talmente irrisori da non consentire neppure il soddisfacimento delle esigenze di vita primarie”, e dal 2024 è subentrato al figlio come amministratore del Circolo Quinto Romano.

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La gioielleria

Dalla periferia di Milano alle vetrine del centro, dove lavoravano i “ragazzi”, così erano indicati nelle chat, della gioielleria Elysium, che ieri ha tenuto chiusi i battenti. Sede in Fuoro Buonaparte poi trasferita in via Pergolesi, l’espansione a Ibiza con l’apertura di una nuova sede nell’isola celebre per la sua movida. Anche qui, dichiarazioni dei redditi poco plausibili. Antonio Scinocca, uno dei soci che rischiano di finire agli arresti domiciliari, nel 2020 ha dichiarato redditi per 1.763 euro, saliti a 16.632 nel 2022.

Sui conti correnti della società, però, transitava un fiume di denaro: almeno 1.533.753 euro, versati dai calciatori per coprire le perdite delle scommesse. La somma che, ora, è finita al centro del decreto di sequestro prevenivo.

Dalle indagini, annota la gip Lidia Castellucci, “è emerso il sistematico utilizzo dei conti correnti al fine di veicolarvi somme di provenienze illecita”, oltre a una rete di prestanome.

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I prezzi gonfiati

Il “sistema Elysium” emerge dalla mole di chat esaminate dalla Guardia di finanza e dagli interrogatori dei calciatori resi ai pm di Torino e poi, dopo la trasmissione delle indagini, ai magistrati milanesi Paolo Filippini e Roberta Amadeo.

Si pagava il doppio del valore di un orologio o di un gioiello – ha spiegato Sandro Tonali ai pm nel 2023 – e si ritirava l’oggetto scelto, oppure si versava l’importo del debito senza ritirare nessun oggetto. Ho scelto di pagare solo il debito”.

Ricorda un incontro con il gioielliere: “Mi fece vedere un orologio Rolex che sapevo valere 9000 euro e che il gioielliere mi proponeva a 21mila euro, prezzo che comprendeva l’importo del debito che avevo con Tommy”, ossia De Giacomo.

Nel bonifico alla gioielleria, ha spiegato il calciatore Alessandro Florenzi, “alla voce causale scrivevo pagamento fattura o acquisto orologio” e “complessivamente ho effettuato bonifici per 140mila/150mila euro”. I soldi, incassati dalla boutique come pagamenti per acquisti inesistenti, finivano poi agli organizzatori delle scommesse, al netto del compenso della società.