ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Milano, Tofy Toys chiude dopo 62 anni: addio al paradiso dei giocattoli a due passi dal Cenacolo

Moira Cavera ha ereditato la gestione dai genitori Vittorio e Stella: "Ho seguito le loro idee, la qualità. Ma Covid ed e-commerce hanno vinto"

Moira Cavera 53 anni nel “suo“ negozio

Milano – Un’altra insegna storica scompare. Tofy Toys, negozio di giocattoli di via Fratelli Ruffini, ha chiuso i battenti dopo 62 anni. Non c’entra la bolla degli affitti ma la curva discendente del fatturato. "Con il Covid-19 sono cambiate le abitudini di acquisto dei consumatori. C’è stata una conversione massiccia verso l’e-commerce anche fra quei pochi acquirenti che avevano resistito, fino ad allora, alle sirene della digitalizzazione”.

"Negli ultimi due anni la situazione degli incassi è precipitata. Non so se c’entri anche l’inflazione o altro, ma l’unico imperativo sembra quello che ti inculcano le piattaforme con le loro sempiterne offerte: fare l’affare, spendendo poco. La qualità, la durata, il valore della merce sono scivolati in secondo piano. È un discorso che vale per tanti settori merceologici, naturalmente, non solo per l’ambito ludico" spiega una sconsolata Moira Cavera, 53 anni, che due giorni fa ha dovuto riconsegnare le chiavi dell’attività. Aperta nel 1962, fu rilevata dal padre di Moira, Vittorio, e dalla madre Stella 11 anni dopo, nel 1973.

Le novità da tutto il mondo

"La mia famiglia ampliò l’assortimento dei vecchi proprietari introducendo novità che arrivavano da tutto il mondo. Nel 2012, quando è mancato mio padre, ho sentito il dovere di prendere in mano la gestione, lasciando il lavoro in una famosa multinazionale del giocattolo. Come i miei genitori anche io ho messo passione, cercando di rimanere sempre aggiornata, frequentando tutte le manifestazioni del settore, a partire dalla spettacolare Fiera del Giocattolo di Norimberga".

Varcare la soglia di Tofy Toys era come approdare in un fantasioso Paese delle meraviglie di carrolliana memoria. Un mondo di giochi di latta, soldatini, macchine e piste, bambole e accessori, carillon, castelli e cucine in legno, trenini elettrici, caleidoscopi. Un trionfo di prodotti di nicchia, non cianfrusaglie da mass market, riservato non solo ai bimbi.

Giocattoli da collezionismo e produzioni artigianali

"Eravamo fra i pochissimi rivenditori di macchine a vapore della Wilesko e delle locomotive Lgb, modelli che sono molto ricercati anche fra gli adulti collezionisti. Da noi si trovavano le bambole spagnole di Antonio Juan conosciute in tutto il mondo per la cura dei dettagli e la produzione artigianale. Solo che se fino a qualche anno fa le vendevamo tutto l’anno, nell’ultimo periodo si compravano solo sotto Natale".

Pur essendo a due passi dal Cenacolo e da Santa Maria delle Grazie, il turismo non è riuscito a far decollare gli incassi: "È capitato solo una volta che sia entrata una principessa araba spendendo 3mila euro. Ma si tratta di un’eccezione. Lo zoccolo duro dei nostri clienti è sempre stato formato da famiglie milanesi. Nel periodo natalizio si aggiungevano acquirenti che arrivavano anche da altre città, come Torino, e persino dalla Svizzera. Negli ultimi anni però succedeva sempre meno. Credo che alle nuove generazioni non importi più di tanto affezionarsi a un indirizzo piuttosto che un altro. C’è maggiore volubilità: un anno vengono da te, quello successivo si sono già stufati e cambiano. Puntare su un’altra merceologia? Non sarebbe stato difficile essendo proprietaria dei muri. Ma l’unica cosa che credo di sapere fare bene è vendere giocattoli. Cambiare sarebbe un po’ come tradire".