Morta dopo il tiramisù vegano: ecco com'è avvenuta la contaminazione del dolce

Milano, indagine sullo choc anafilattico di Anna Bellisario. Controlli Ats e Nas nello stabilimento di Assago la mattina dopo il malore della ventenne. Il fidanzato: "Ha chiesto la lista degli allergeni, poi due cucchiaini ed è crollata"

La ragazza era allergica ai latticini ed è morta per shock anafilattico

La ragazza era allergica ai latticini ed è morta per shock anafilattico

Milano - Era sicura di poter mangiare quel dolce: ha chiesto la lista degli allergeni e ha controllato l’etichetta, leggendovi che l’alimento poteva sì contenere "tracce di frutta a guscio" ma non di latticini, a cui era altamente allergica. Nelle parole che il fidanzato ha messo a verbale, c’è tutto lo scrupolo che Anna Bellisario ha messo la sera del 26 gennaio prima di mangiare il tiramisù.

Uno scrupolo che era diventato prassi per la studentessa 20enne dell’Istituto Europeo di Design, consapevole del rischio che correva; e come lei erano diventati rigorosissimi pure i genitori, che, specie dopo due episodi di reazioni allergiche che risalgono a diversi anni fa, avevano bandito dal loro frigorifero qualsiasi prodotto che avesse a che fare con il latte. Ora sono proprio loro, tramite l’avvocato Alberto De Sanctis che li assiste, a chiedere che vengano accertate "le responsabilità".

Due cucchiaini fatali

Solo quando ha avuto la certezza che non ci fossero elementi per lei nocivi, la ragazza ha deciso di provare per la prima volta il "Tiramisun", a fine cena nel ristorante di corso Garibaldi che frequentava abitualmente proprio perché 100% vegan. Sono bastati due cucchiaini di dolce per provocarle il malore, ha ricostruito il fidanzato: la ragazza ha accusato tosse, dermatite e asma; è andata in bagno per cercare di vomitare quello che aveva appena ingerito, ma purtroppo non ci è riuscita; e neppure sono bastati il cortisone e il farmaco anti-asma che aveva portato con sé. A quel punto, ha perso i sensi ed è svenuta, vittima di uno shock anafilattico che si è rivelato fatale dopo dieci giorni di coma al San Raffaele.

Il laboratorio di Assago

Da dove arrivava quel prodotto? Dal laboratorio della Glg srl di via Garibaldi ad Assago, collegato a due punti vendita in via De Amicis, a due passi dalle Colonne, e in zona Greco. La Procura ha denunciato per omicidio colposo, frode nell’esercizio del commercio e vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine il rappresentante legale dello stabilimento, il 35enne G.L., la madre 60enne G.A. (responsabile delle procedure Haccp per la salubrità degli alimenti) e due addette alla preparazione delle pietanze, la 31enne thailandese N.K. e la 27enne peruviana K.V.

Il bancone contaminato

Stando a quanto risulta al Giorno, il medico di turno dell’Ats è intervenuto già la sera del 26 gennaio in corso Garibaldi, allertato dagli agenti del commissariato Sempione, e ha prelevato campioni dal vasetto di tiramisù vegano ordinato da Anna. La mattina dopo, i tecnici dell’Ats metropolitana e i carabinieri del Nas hanno effettuato sopralluoghi sia nel laboratorio di Assago sia nei punti vendita milanesi. Stando alle informazioni a disposizione, nello stabilimento dell’hinterland, gli investigatori hanno scoperto che la produzione di biscotti vegani e di una crema al mascarpone, seppure le due linee fossero separate, avveniva sullo stesso bancone. Una grave irregolarità – le due tipologie di prodotti devono essere trattate in ambienti separati – che ha portato all’apertura di un procedimento che si chiuderà con la notifica di una sanzione amministrativa.

Il blitz potrebbe rivelarsi fondamentale per il prosieguo dell’inchiesta coordinata dal pm Luca Gaglio, perché avrebbe cristallizzato un comportamento che potrebbe essere stato replicato anche nel caso dei vasetti del lotto a cui apparteneva quello risultato letale per Anna.

Anche la maionese non era vegan

Non è finita. Sì, perché, sempre all’indomani del malore, Ats e Nas sono tornati in corso Garibaldi per esaminare le altre pietanze mangiate da Anna: un hamburger, melanzane fritte e patate alla paprika. E in quel frangente è emerso altro: nel panino c’era una maionese, che pare sia prodotta dallo stesso locale, in cui sono state trovate tracce di proteine dell’uovo, altro elemento a cui la 20enne era allergica, seppur in misura minore rispetto ai latticini. Anche per questo, l’indagine potrebbe allargarsi al locale del centro, con altri nomi iscritti nel registro degli indagati. In vista dell’autopsia, all’inizio della prossima settimana.

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