Tifoso morto, gip non concede domiciliari a Piovella e i suoi legali annunciano ricorso

Il giudice: "Ha seguto la regola dell'omertà". Nel frattempo, le auto dei tifosi azzurri finite sotto sequestro sarebbero cinque

Gli scontri prima di Inter-Napoli e il capo ultrà Marco Piovella (Ansa)

Gli scontri prima di Inter-Napoli e il capo ultrà Marco Piovella (Ansa)

Milano, 7 gennaio 2019  - Deve restare in carcere Marco Piovella, uno dei capi della curva nord interista, arrestato per rissa aggravata dalla morte lo scorso 31 dicembre nell'inchiesta con al centro gli scontri tra ultras prima della partita Inter-Napoli del 26 dicembre, che hanno portato al decesso di Daniele Belardinelli, investito, secondo l'ipotesi, da due auto. E' questa la decisione del gip di Milano Guido Salvini, respingendo la richiesta di domiciliari della difesa. Piovella, tramite il suo legale, farà ricorso al tribunale del riesame. L'istanza di scarcerazione, stando a quanto chiarito dal legale Mirko Perlino, che difende Piovella assieme all'avvocato Carlo Melzi D'Eril, sarà depositata al Riesame nei prossimi giorni, probabilmente mercoledì prossimo

Nell'ordinanza, il gip scrive che Marco Piovella "ha seguito la regola dell'omertà" propria di alcuni settori del tifo organizzato "che ne uscirebbe certamente rafforzata se egli fosse scarcerato provocando ostacoli ancora maggiori all'accertamento della verita'".  "Piovella - aggiunge il magistrato - non solo non ha fornito indicazioni sugli altri partecipi ma non ha nemmeno descritto i suoi movimenti e il suo personale comportamento quel giorno".  "Nel corso dei suoi interrogatori - spiega il gip nel provvedimento lungo 3 pagine - Piovella, ormai raggiunto dalle chiare indicazioni di Da Ros (Luca Da Ros, il 21enne tifoso interista scarcerato dopo avere fornito indicazioni utili all'inchiesta, ndr), si è limitato a confessare la sua presenza all'attacco rifiutandosi, nonostante le sollecitazioni, di fornire spiegazioni in merito alla preparazione e organizzazione dell'attacco e anche rifiutandosi di fornire qualsiasi ricostruzione della dinamica dei fatti che avevano visto tra l'altro l'appuntamento anticipato in via Fratelli Zoia delle armi che dovevano servire a chi vi sarebbe giunto e il confluire sul luogo di una trentina di francesi del Nizza". Secondo il giudice, Piovella "si e' limitato a descrivere quello che aveva visto della morte di Belardinelli, non l'investimento della vittima, ma i momenti immediatamente successivi sino a quando egli lo ha soccorso in via Fratelli Zoia". Una scelta, quella di non parlare, che per il magistrato va fatta risalire "al suo ruolo di essere uno dei capi di tali realtà organizzate".

5 AUTO SEQUESTRATE - Nel frattempo, le auto dei tifosi napoletani finite sotto sequestro sarebbero cinque. Una di loro, stando alle testimonianze, è quella passata sopra all’ultrà del Varese Davide Belardinelli schiacciandolo, la sera di Santo Stefano durante gli scontri tra tifoserie di Inter e Napoli. Ma non sarebbe la Volvo station wagon sulla quale sono caduti finora i maggiori sopetti. Quest'ultima gli sarebbe passata sopra quando il giovane era già a terra. Oltre alla Volvo, sotto sequestro sarebbero finite quindi tutte le auto visibili nella sequenza di immagini fissate dalle telecamere: le due che precedevano la Station wagon e le due dietro di lei. 

VERTICE IN PROCURA - In mattinata si è tenuto un vertice in Procura tra gli investigatori della Digos milanese e i pm che stanno lavorando in queste ore, dopo gli interrogatori a Napoli di sabato scorso, per chiarire la dinamica dell'investimento e le responsabilità, oltre che per ricostruire i ruoli nell'organizzazione dell'agguato degli ultras interisti a quelli napoletani, avvenuto in via Novara, mentre stava passando la 'carovanà di macchine di tifosi partenopei diretti allo stadio. Non è ancora stata fissata l'autopsia sul cadavere di Belardinelli, anche perché i pm devono inoltrare informazioni di garanzia per omicidio volontario a tutte le persone che sono state individuate o che lo saranno a breve come presenti negli scontri (al momento si contano almeno una ventina di indagati tra ultras interisti e napoletani). Oggi intanto su convocazione del ministro degli Interni Matteo Salvini, presente il sottosegretario con delega allo Sport Giancarlo Giorgetti, si ritrovano attorno a un tavolo tutti gli attori dello spettacolo calcio. L’obiettivo è trovare una strategia per affrontare le tifoserie più pericolose e definire regole per lo stop alle partite. L’Uefa ha richiamato l’Italia al rispetto delle procedure nei casi come quello che ha visto il napoletano Koulibaly preso di mira dai buuh razzisti.

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