
Si apre un nuovo caso sui tamponi antigenici rapidi, dopo che l’amministratore delegato del Centro medico Santagostino di Milano, Luca Foresti, ha denunciato la decisione della Regione di bloccarne l’erogazione da parte della struttura privata. Affermazioni alle quali ha replicato l’Ats Milano, sostenendo che il Centro Santagostino "ha avviato l’attività di erogazione di test antigenici senza darne informazione ad Ats Milano e in assenza di una regolamentazione specifica in grado di garantire la tutela dei pazienti e della sanità pubblica". La disponibilità di tamponi antigenici (costo 30 euro, risultato in quindici minuti) è considerata una delle soluzioni per monitorare il territorio, ora che i laboratori sono ingolfati e il tracciamento è diventato quasi impossibile, soprattutto a Milano, dove l’epidemia è in fase di escalation. "Non capiamo il motivo del blocco, formalmente dicono che non possiamo fare il tampone rapido a singoli utenti", dice il manager. "Forse, avendo comprato 1.2 milioni di test rapidi per le scuole, la Lombardia vuole garantirsene l’esclusività. Ma questo va contro l’interesse dei cittadini". Secondo Foresti "adesso Milano si trova senza questa opportunità e non capiamo come le Regioni, invece di chiedere aiuto ai privati, preferiscano bloccare attività come queste". Per il Centro medico era stato anche un investimento: al momento, ne ha fermi 10mila. "Non mi preoccupano gli aspetti economici, ma piuttosto che questa burocrazia impedisca di salvare delle persone". Foresti ha espresso quindi "amarezza perché potremmo farli anche a domicilio".
L’Ats sostiene però che " l’attività svolta in regime privato di test diagnostici è possibile solo per le strutture autorizzate come laboratorio con sezioni di microbiologia. Il Centro medico Santagostino ha avviato l’attività senza rispettare questi requisiti e quindi è stato diffidato dal procedere, in attesa che possa essere emanata una regolazione dedicata a queste specifiche indagini, che nei prossimi giorni sarà resa disponibile. Rispettando queste regole potrà riprendere la propria attività. La logica di profitto che legittimamente guida i centri privati deve potersi coniugare con la presa in carico dei pazienti e con le esigenze della sanità pubblica".