
Andrea Kerbaker (Newpress)
Milano, 20 giugno 2017 - «Per la prossima edizione di Tempo di Libri vorrei spendere, come suol dirsi, una sola parola: “allegra”. Ecco, è il mio scopo, il mio obiettivo: una manifestazione allegra. Non paludata, passatemi il termine, non pallosa. E che lo sia già nella comunicazione: voglio che quando i muri di Milano annunceranno l’arrivo di Tempo di Libri lo annuncino con uno stile allegro: uno stimolo a frequentare il maxi-salone». Ancora più entusiasta del solito, ieri pomeriggio, Andrea Kerbaker. Entusiasta e allegro, appunto. Dopo i sussurri, per fortuna non più le grida, dopo le indiscrezioni, le fughe di notizie, è giunto l’annuncio ufficiale: Andrea Kerbaker è stato nominato direttore di Tempo di Libri 2018. Scrittore, saggista, bibliofilo scatenato – nella sua attivissima Kasa dei Libri ha collezionato trentamila volumi, sinora -, segretario del Premio Bagutta, una cattedra in Cattolica, Kerbaker, intellettuale-manager, fra i libri sta trascorrendo la sua intera esistenza, dai tempi ormai lontani delle esperienze in aziende d’alto livello come Pirelli e Telecom.
Questo la aiuterà a evitare gli errori di quest’anno, di Tempo di Libri prima edizione?
«Non parliamo del passato. È molto più interessante guardare al futuro».
Un nuovo direttore nominato da un nuovo presidente.
«Sì, da Ricardo Franco Levi, che ha preso il posto di Federico Motta per il prossimo biennio alla guida dell’Associazione Italiana Editori. Con un programma lungimirante e impegnativo: mirare a imporre il tema dell’istruzione, della conoscenza come una questione di primario e decisivo interesse nazionale».
Subito il futuro, allora. Da direttore unico i suoi primi progetti?
«Allargare il più possibile il mondo del libro. Aprirci a tutte le realtà, e sono tante, che vi ruotano attorno: gli editori e i librai, le biblioteche e i musei, le scuole e le università. Il mondo della musica, del cinema, del teatro, del design…».
Un Salone a tutto campo?
«Sì, che coinvolga tutte le istituzioni interessate, in ogni settore, a qualunque livello. Ma intendiamoci: non stiamo pensando a un generico Salone della Cultura. Non dev’essere una marmellata: deve rimanere un Salone del Libro. E dei lettori. E dei non lettori, perché lo divengano».
Avrete un occhio di riguardo per giovani e giovanissimi, i lettori del futuro?
«Certo, le scuole riaprono a settembre. E per allora dobbiamo essere pronti con idee e programmi. Come altri si sino mostrati già pronti con noi».
Per esempio?
«Per fare un solo nome, il Fai, il Fondo Ambiente Italiano».
Andrea Kerbaker, lei diceva: aprirsi a tutte le realtà librarie. Non è la stessa filosofia di Bookpride?
«Io amo non parlare degli altri. Avrò abbastanza da fare con Tempo di Libri».
Bookpride, comunque, ha già “respinto all’unanimità” una fusione con Tempo di Libri. Un ambiente, il vostro, in cui le polemiche non finiscono mai…
«Ha già risposto Levi: noi le porte le teniamo aperte, se vorranno riaprire il dialogo siamo qui. Intanto, i nostri migliori auguri».
Il prossimo mese di marzo a Milano sarà culturalmente affollato. Tempo di Libri dall’8 al 12. Bookpride dal 23 al 25. E anche Cartoomics, proprio in contemporanea con voi, dal 9 all’11. Anche con loro nessuna collaborazione?
«C’è tempo, parleremo anche con loro».
Cartoomics è in programma a Rho Fiera. Voi invece avete già deciso di cambiare indirizzo, vero?
«Sì, verremo al Portello, nei padiglioni 3 e 4».
La domanda inevitabile, visti i recenti precedenti: i prossimi rapporti con il Salone di Torino?
«Sa qual è stato il mio primo atto da direttore? Telefonare a Torino, al “loro” direttore, Nicola Lagioia. E il primo atto di Ricardo Franco Levi? Telefonare al “loro” presidente. Massimo Bray, l’ex ministro. Per scambiarci reciproci auguri: che siano le mostre più belle!».