Migranti, 10mila al parco per la tavolata multietnica. Sala: "Io l’anti-Salvini"

Al Sempione il sindaco bacchetta anche la sinistra dei «no». L'arcivescovo Delpini: "Benedetta Milano"

Tavolata multietnica con il sindaco  Beppe Sala

Tavolata multietnica con il sindaco Beppe Sala

Milano, 24 giugno 2018 - Si ritrovano in 10 mila (secondo gli organizzatori) al Parco Sempione all’ora di pranzo per la tavolata multietnica lunga 2,5 chilometri fortemente voluta dal Comune e il sindaco Giuseppe Sala lancia dal palco vista Arco della Pace la sua sfida al ministro dell’Interno Matteo Salvini sul tema dell’immigrazione: «Io sono l’anti-Salvini a Milano. È il momento di offrire un’alternativa, se crediamo veramente che la via portata avanti nel mondo da Salvini, e non solo da lui, sia sbagliata. L’accoglienza per noi è irrinunciabile». Sala si candida come prossimo leader del centrosinistra? Lui giura di no («finisco il primo mandato che avrò 63 anni, poi vedremo. Spero di fare un secondo mandato») ed elogia l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, l’esponente dell’ala sinistra del Pd che più di tutti ha creduto nelle 183 iniziative di Insieme senza muri partite il 20 maggio e sfociate nella «Ricetta Milano» di ieri, la tavolata che ha raccolto cinesi, musulmani, sudamericani e africani lungo i viali del Sempione. Ogni immigrato con i suoi piatti tipici: dagli involtini primavera cinesi alle polpette latinoamericane fino al cous cous africano.

L’arcivescovo di Milano Mario Delpini sale sul palco subito dopo Sala, benedice il cibo sulle tavole e promuove la manifestazione: «Benedetta sei tu Milano per la tua gente. Benedetta la Milano capace di operare con efficacia e solidarietà». Delpini accenna al «modello Milano» dopo che Sala aveva detto che «da sempre abbiamo la Curia milanese al nostro fianco». Sindaco e arcivescovo uno di fianco all’altro sul tema migranti, anche durante il pranzo, mentre dall’altro lato del sindaco c’è la fidanzata Chiara Bazoli. Presenti anche esponenti del Pd: oltre a Majorino («questo pranzo non è un capriccio dei radical chic, ma il mondo che vogliamo»), ci sono gli assessori Del Corno, Granelli, Guaineri e Maran, la consigliera regionale Rozza e i parlamentari Pollastrini e Mirabelli. A un certo punto spunta l’ex ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge e Sala la saluta.

L’atmosfera è di festa, ma non solo. Il sindaco sottolinea che «la tavolata è un grande momento di festa ma anche di testimonianza dei nostri valori. Noi crediamo in una Milano civile e aperta. Certo, ci sono le paure, tutti le hanno, anch’io. Milano, però, le gestisce, non le butta addosso agli altri. Milano non ha paura della diversità e su di essa costruisce il suo futuro da 26 secoli». Il discorso di Sala è politico e vuole porre il capoluogo lombardo al centro della scena: «La nostra proposta è lavorare su un piano nazionale, usando Milano come test. La prima cosa da fare è abbreviare i tempi per definire quanto è legittimo che un immigrato possa restare in Italia. La seconda è lavori socialmente utili per gli immigrati». Nel mirino del sindaco c’è Salvini, ma pure un certo modo di stare a sinistra: «Con i soli “no’’ non si va da nessuna parte, serve una proposta. Non possiamo accontentarci di sentirci diversi. Noi conosciamo la storia e ci sentiamo nel giusto. Ma questo è il più che mai il momento di allontanare da noi qualunque senso di superiorità morale. Meglio tirar fuori le nostre idee».

Sala a questo punto, lancia la sfida al leader della Lega: «Il mio atteggiamento non sarà di demonizzazione del ministro dell’Interno, perché non è questo che mi interessa. Io lo voglio battere con le idee, dimostrando che a Milano si può. Non urliamo e basta, non demonizziamo e basta, non troviamo le differenze e basta, ma dimostriamo con i fatti che si può. Si parte da Milano». Non è una discesa in campo nazionale, giura Sala, ma sembra un discorso che guarda oltre l’orizzonte milanese. I tempi della politica diranno se è così oppure no.

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