Tangenti in Lombardia, dirigente comunale si difende: "La pratica? Aiuto disinteressato"

Zinna: quella famiglia era in difficoltà

Franco Zinna

Franco Zinna

Milano, 18 maggio 2019 - Nessun tornaconto personale, ma solo la volontà di «aiutare» una famiglia che era in «difficoltà». Così il dirigente della Direzione urbanistica del Comune di Milano, Franco Zinna, indagato per abuso d’ufficio nella maxi indagine della Dda milanese che il 7 maggio scorso ha portato a 43 misure cautelari, svelando un vasto sistema di corruzione e appalti truccati, ha provato a giustificarsi davanti al gip Raffaella Mascarino.

Per la volontà di essere d’aiuto a qualcuno che ne aveva bisogno, secondo la sua versione dei fatti, si sarebbe speso Zinna, su pressione di Fabio Altitonante, consigliere regionale lombardo di Forza Italia finito ai domiciliari, per una pratica edilizia. Il giudice, dopo l’interrogatorio, ha respinto l’istanza dell’avvocato di Zinna, che chiedeva la revoca della misura dell’obbligo di firma. Il gip Raffaella Mascarino ha bocciato l’istanza anche perché i pm, nel frattempo, hanno effettuato approfondimenti anche su questo capitolo della tentacolare inchiesta con al centro pure una serie di finanziamenti illeciti alla politica.

Zinna, secondo l’accusa, si sarebbe speso per quella pratica che riguardava il «rilascio del permesso a costruire» su un immobile della famiglia di Luigi Patimo (anche lui indagato), manager di una società e che, secondo i pm, per il suo interessamento avrebbe corrotto Altitonante con un finanziamento illecito da 25mila euro. Sempre ieri, il gip Mascarino ha respinto anche la richiesta di revoca della misura di obbligo di dimora per Saverio Bratta, ad di Alfa srl, ente pubblico di gestione degli acquedotti.

Per l’accusa, insieme al «burattinaio» Nino Caianiello avrebbe sistemato l’allora assessore di Cassano Magnago, Paola Saporiti nel collegio dei sindaci dell’azienda, con circa 5 mila euro di compenso annuo in cambio della «decima», cioè del 10% (in pratica 500 euro) che Saporiti ha ammesso di aver restituito ogni anno allo stesso Caianiello. Nel frattempo, fino a tarda serata, così come nei giorni scorsi, nell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Alessandra Dolci e dai pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri sono proseguiti interrogatori e audizioni di indagati e testimoni.

 

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