Tangenti in Lombardia, la versione di Caianiello: "Burattinaio? È la politica"

L'esponente di Forza Italia parla attraverso il suo legale. "Ho solo dato indicazioni su soggetti che reputavo competenti"

Gioacchino Caianiello

Gioacchino Caianiello

Milano, 10 maggio 2019 - «Io burattinaio? Ho solo fatto il politico, seguendo il mio metodo....». È lo sfogo di Nino Caianiello, il “mullah” finito nel carcere di Opera, durante l’incontro con il suo difensore, l’avvocato Tiberio Massironi, prima che iniziasse l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Raffaella Mascarino. Era «intenzionato a parlare», ma con il legale ha concordato di avvalersi della facoltà di non rispondere in attesa di esaminare gli atti. «Faccio il politico da 40 anni - ha sottolineato - forse in maniera decisionista, ma senza la finalità di commettere reati o di arricchirmi. E alcune persone citate dagli inquirenti neanche le conosco».

Nega di aver «istigato alla corruzione» il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, ma di essersi limitato a «dare indicazioni su soggetti che reputava competenti». Nei prossimi giorni Caianiello potrebbe farsi interrogare dagli inquirenti. «Stiamo esaminando una mole corposa di atti – spiega l’avvocato Massironi – di sicuro presenteremo ricorso al Tribunale del Riesame, chiedendo la scarcerazione». L’esponente di Forza Italia è «provato» anche per un grave lutto che lo ha colpito, la morte dell’anziana madre. La Procura di Milano aveva dato parere favorevole all’istanza del legale, per far sì che l’esponente di Forza Italia potesse uscire dal carcere ed essere accompagnato a Napoli per partecipare ai funerali, che si sono svolti ieri. Non ci sono stati però i tempi tecnici per organizzare il trasferimento. Caianiello, però, potrà recarsi nei prossimi giorni nel capoluogo campano, per una visita al cimitero.

 

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