Riccardi
La Francia, per la politica, e la Germania, per l’economia, per anni hanno dettato l’agenda europea, con la loro leadership. No a statuto ed esercito comune (Francia), no a incrementi di debito pubblico (Germania). Ovvero decisioni capestro sulla Grecia (entrambe). Per fare qualche esempio. Il sistema elettorale in vigore nei due Paesi ha consentito importante stabilità, che ora vacilla. Macron, nel segno di De Gaulle, aveva ripristinato grandeur e ottimismo. Paese sicuro ed attrattivo per gli investimenti esteri, ora in fuga o alla finestra in attesa di tempi migliori. Denari in espatrio verso cucce più confortanti. I sudditi non credono più al loro “Presidente“ autonominatosi novello bonapartista imperatore. Sono apatici, mancanti di coraggio, poco sereni in un tetro pessimismo. Mentre le Borse mondiali, nel 2024, hanno macinato record, quella di Parigi ha chiuso in rosso. In controtendenza. Si aggiunga l’aumento del debito pubblico a vette preoccupanti. Di qui il downgrading delle agenzie.
La Germania è in crisi economica e politica. Le grandi case automobilistiche, pivot del benessere, stanno chiudendo stabilimenti. Produzione e vendite in calo (per inciso ne risente il comparto italiano della sub fornitura). Si va alle elezioni anticipate. Avvenimento tedesco raro. Il clima politico è instabile. Sulla Merkel, già icona europea, si stanno modificando i giudizi agiografici che la incoronavano leader più importante e competente del Continente. Vengono al pettine i suoi errori basati sull’egoismo alemanno. Ora il boomerang. Macron, pur di sopravvivere le tenterà tutte. La Germania cercherà una difficile stabilità politica per tornare locomotiva. E l’Europa? Talvolta è dalle crisi che si trova il bandolo della matassa. Per fortificare questa nostra unione bisogna avere il coraggio di cambiare e di innovare, conferendo una precisa identità. Per essere maggiormente europeisti.