ANDREA GIANNI
Cronaca

Sul Natale anche l’effetto inflazione. La spesa in frenata: -1% alla cassa

L’analisi di Confcommercio in vista degli ultimi giorni di shopping: "In questo modo rallenta la ripresa". Alimentari e abbigliamento i settori privilegiati, ma sul budget incide pure l’aumento delle tariffe locali. .

Sul Natale anche l’effetto inflazione. La spesa in frenata: -1% alla cassa

Sul Natale anche l’effetto inflazione. La spesa in frenata: -1% alla cassa

Milano, 18 dicembre 2023 –  L’inflazione penalizza le spese nei consumi natalizi, e mette un freno alla ripresa del commercio. Le previsioni, in vista del rush finale delle compere che precede il Natale, sono su una sostanziale tenuta del settore, un "moderato ottimismo" senza però troppi entusiasmi.

"Il trend è più o meno simile a quello dell’anno scorso – spiega Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi e Monza-Brianza – ma dobbiamo tener conto dell’erosione causata dall’inflazione e della tante spese che le famiglie devono sostenere. Per i commercianti, inoltre, pesa l’aumento delle tariffe locali".

Il fattore inflazione si traduce quindi in un punto percentuale in meno della spesa in consumi natalizi rispetto all’anno scorso. Al lordo dell’inflazione, la tredicesima di quest’anno per Milano, Monza Brianza e Lodi peserà secondo le stime di Confcommercio 4 miliardi e 337 milioni di euro. Il tasso d’inflazione si attesterà, nel 2023, al 6,2% con una ricaduta sui consumi, al netto dell’inflazione, del - 1,1% rispetto al 2022.

Il 53% della tredicesima, 2.287 miliardi, è destinato a diverse spese, a partire da quelle incomprimibili (rate condominiali, mutui, rette scolastiche, premi assicurativi), fino agli interventi occasionali necessari, come manutenzioni e riparazioni, o altre voci d’acquisto che possono riguardare il benessere della persona. Con la tredicesima che viene incassata nel 2023, 1 miliardo e 441 milioni (il 33%) sono destinati all’acquisto di beni: alimentare (344 milioni); abbigliamento, calzature, accessori moda (310 milioni), i comparti dell’elettronica di consumo (212 milioni); cosmesi ed erboristeria (100 milioni). Un macro-segmento di beni vari (mobili, casalinghi, utensileria e ferramenta, cartoleria e libri, farmaci, fiori, piante e altro) assorbirà 404 milioni di euro. La spesa per viaggi e vacanze sarà di 368 milioni di euro, quella per cene e pranzi fuori casa legati alle festività di 197 milioni e la spesa per spettacoli ed eventi sportivi di 44 milioni. E un quadro allarmante emerge da un sondaggio tra 35mila lavoratori under 40 lanciato da Adesso!, progetto di media activism ideato da Tomaso Greco. Quasi un giovane su due (41%) userà l’entrata extra della tredicesima di dicembre per coprire le spese arretrate, mentre solo uno su quattro (26%) la utilizzerà per fare regali di Natale.

Il rimanente 33% non si porrà la questione perché inquadrato con una forma contrattuale che non prevede la gratifica natalizia, i cui effetti sugli acquisti quest’anno sembrano quindi destinati a essere decisamente ridotti rispetto al passato. Quest’anno, inoltre, il tema più rilevante per i giovani in tema di regali di Natale sarà quello del costo. "È il risultato di un Paese dove gli stipendi sono al palo da trent’anni – spiega Greco – e dove si discute animatamente sui salari minimi, ma mai su come far crescere gli stipendi che, pur non essendo minimi, sono fermi e inadeguati". Giuseppe Sabella, direttore del centro studi Oikonova nato dall’esperienza del Progetto Milano Lavoro, sottolinea che "il tema del salario è oggi fattore ineludibile" e "solo il rafforzamento del potere d’acquisto può dare sostenibilità alle sfide attuali".