GIULIA BONEZZI e MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Dal Sudan in fuga per curarsi: è senza un rene, serve la dialisi

Sbarcato in Sicilia e poi arrivato a Milano. L'uomo, 21 anni, vuole raggiungere uno zio a Parigi

Soccorsi in mare ai migranti

Milano, 7 ottobre 2016 - Una corsa contro il tempo, dall’Africa all’Europa, stringendo il suo sacchetto di medicine, con l’angoscia che cresce mentre le pastiglie diminuiscono. E allora avanti, senza fermarsi. Moustafa (nome di fantasia), 21 anni, è partito un mese e mezzo fa con un rene - l’unico che aveva - donatogli da sua madre. In mano, la sua preziosa confezione di farmaci antirigetto, che un trapiantato deve prendere per tutta la vita. Solo che da lui, in Sud Sudan, le medicine deve pagarle il malato, anche se suo padre, unica fonte di sostentamento della famiglia, è stato ammazzato. Così è successo a Moustafa: il viaggio verso l’Europa era l’unico modo per salvarsi la vita. Obiettivo: raggiungere uno zio a Parigi, che può ospitarlo e aiutarlo a trovare lavoro. Ma a Milano Moustafa si è sentito male: dieci giorni fa è svenuto dentro il tendone del Palasharp (che da qualche settimana ospita i migranti ogni notte) ed è stato portato all’ospedale San Carlo.

Il dottor Pietro Napodano, responsabile dell’Unità di Nefrologia, è riuscito a salvarlo e, con pazienza e sensibilità, a ricostruire la sua storia. Un’odissea. Ora i medici, col direttore di presidio Gabriele Perotti, e gli assistenti sociali stanno cercando di aiutarlo in ogni modo possibile. "Appena arrivato - racconta Napodano - il ragazzo diceva "devo prendere le medicine", in francese. Al braccio aveva una fistola (un collegamento tra arteria e vena che permette di effettuare la dialisi, ndr) ed era in condizioni critiche: insufficienza renale, disidratazione e un’infezione urinaria che era arrivata alla sepsi". Nel viaggio si è giocato il rene che gli aveva donato sua madre: "Ha perso la funzionalità, dovrà tornare in dialisi". L’ultima delle sue disgrazie. Moustafa era nato con un solo rene (e malridotto) che ha perso in un incidente. La mamma, che ha altri 4 figli, quando ha capito che non avrebbero più potuto permettersi le medicine gli ha comprato tutte le pastiglie che poteva e gli ha detto parti, vai dallo zio. Un viaggio massacrante: dal Sudan alla Libia, poi in mare su un barcone. Le medicine mandate giù anche insieme all’acqua di mare. L’approdo in Sicilia e il cammino fino a Milano, con mezzi di fortuna e a piedi macinando chilometri, nelle sue condizioni di salute gravissime. "Voglio andare a Parigi, posso lavorare, qualsiasi lavoro per aiutare la mia famiglia", ci dice al telefono. "Rischiavo la vita, in Sudan". Ora sta meglio, scrive un diario, tutti i giorni.

Può viaggiare? "Sì, stiamo mantenendo la terapia antirigetto, scalandola pian piano. Ma non più tardi della prossima settimana, il ragazzo dovrà iniziare la dialisi", spiega il dottor Napodano. E qui si aprono due possibilità: se il 21enne si spostasse a Parigi potrebbe iniziare contemporaneamente la terapia e la sua nuova vita. Se qualche associazione facesse da ponte, aiutandolo ad avere i documenti, non sarebbe impossibile. L’alternativa è cominciare la dialisi a Milano: Moustafa dovrebbe andare in ospedale un giorno sì e uno no, quindi ci vorrebbe una struttura attrezzata ad accoglierlo. La più vicina è in zona Quarto Oggiaro ed è un ricovero per senzatetto. "Ma non sarebbe il posto adatto a lui - conclude il medico - che oltre ad avere il problema al rene è immunodepresso", quindi esposto alle infezioni. Moustafa vuole vivere, il suo viaggio non può finire qui.