“Non c’è formazione senza spazi”. La protesta degli studenti di Brera

Ragazzi e ragazze chiedono aree adeguate per studiare, mangiare e fare arte

Milano, 13 maggio 2023 – “Non c’è formazione senza spazi”. E’ lo slogan utilizzato dagli studenti e le studentesse dell’ABA Brera, che continuano a chiedere aree adeguate al numero di persone che frequentano (circa 5.000) ed alle attività che si dovrebbero poter svolgere in un ambiente accademico. Sì, perché nell’Accademia, la comunità studentesca “denuncia” una mancanza di luoghi dove sostare al pomeriggio, studiare e mangiare.

"Siamo senza spazi”

Noi siamo senza spazi, senza un diritto allo studio equiparabile alle istituzioni universitarie, senza materiali adeguati – afferma Beatrice Cevasco, studentessa di comunicazione e didattica dell’arte - senza mense, senza finanziamenti statali , senza normative chiare, senza futuri professionali certi al di fuori del precariato, qualcuno direbbe anche senza futuro”.

“Le promesse non ci bastano”

E prosegue Gianmaria Falconieri, studente di Nuove Tecnologie: “Le promesse ormai decennali di Scalo Farini non ci bastano. Mentre aspettiamo illusi i problemi degli studenti sono sempre più evidenti. Vogliamo degli spazi in cui poter studiare, apprendere ed elaborare, vogliamo spazi fisici in cui poter costruire relazioni e fare arte. Vogliamo dei luoghi in cui fare comunità, in cui parlare, creare e condividere progetti insieme”.

"Niente mensa”

Nelle sedi di Brera non c’è un luogo in cui mangiare al chiuso nemmeno d'inverno. Persino le aule vuote a ora di pranzo non vengono messe a disposizione della comunità studentesca. “Che tipo di luogo è un’Accademia che non considera nemmeno ciò che dovrebbe essere basilare?- afferma Vittoria Cosenza, studentessa borsista di Nuove Tecnologie - In una città sempre più inaccessibile economicamente, avere una mensa significa dare uno spazio a tutti ed i buoni pasto delle borse di studio sicuramente non bastano a risolvere il problema”

"Nessuno spazio dove studiare”

In tutte le Università è possibile rimanere a studiare fino a sera, mentre a Brera non si può rimanere oltre l’orario delle lezioni, che terminano circa alle 18:00. “Sono molti gli studenti che necessitano di un luogo in cui poter continuare a studiare o terminare un progetto - continua Giovanni Armando Romano Manzo, studente di Pittura – chiediamo quindi che Brera rimanga aperta oltre l’orario di lezioni per consentire a chi ne necessita di proseguire il proprio lavoro o anche solo di confrontarsi”.

"Un luogo solo ‘bello da vedere’”

Le Accademie sono di chi le vive esattamente come le Università: “Non accettiamo, ad esempio, che nella sede centrale di Brera gli orari e l'uso degli spazi esterni siano calibrati per il turismo della Pinacoteca e non per gli studenti, non ci interessa che il luogo in cui studiamo venga considerato “bello da vedere” se totalmente inadeguato alle nostre esigenze. - ribadisce Carlo Di Benedetto, studente del biennio di Visual Cultures - non ci interessa tanto meno l’affitto dei locali per esposizioni private”.

"Serve una rete di supporto tra studenti”

“Le rivendicazioni poste in precedenza non riguardano unicamente il nostro ambiente accademico - conclude Sara Zoe Pontillo, studente di Nuove Tecnologie - ma crediamo siano estendibili anche ad altri istituti AFAM sul territorio nazionale, per questo aspiriamo alla creazione di una rete di scambio e supporto tra studenti e studentesse che li frequentano”.  “Vogliamo essere noi ad esporre e poterlo fare in spazi appositi, vogliamo essere noi ad organizzare attività dal basso (dagli studenti per gli studenti ), vogliamo rendere le accademie un luogo stimolante di collaborazione, creazione e attuazione di nuovi progetti artistici”.

Ed ecco che oggi i corridoi dell’Accademia sono stati utilizzati per esporre le opere degli studenti, come una grande “mostra collettiva”, rivendicando le aree che non vengono concesse. 

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