
Malumore fra gli psicologi lombardi per le richieste giunte dalle Ats da gennaio per l’adeguamento degli studi professionali. Le nuove richieste per l’apertura degli studi professionali prevedono una serie di requisiti strutturali ed organizzativi che sembrano pensati per gli ambulatori medici (gli psicologi sono professione sanitaria dal 2018) sebbene l’attività dello psicologo - basata sullo scambio verbale – non sia assimilabile a quella del medico che entra in contatto con il corpo del paziente. Eppure si stabilisce per le sale d’attesa e di visita una superficie minima di 9 metri quadri (8 solo per la città di Milano) e per servizi igienici una superficie minima di 2 mq, divisi fra bagno e antibagno. Migliaia però fra i 22.000 iscritti all’Albo della Lombardia lavorano in normali appartamenti più che idonei ad ospitare un’attività di "cura della parola" ma privi dei requisiti richiesti. Le modifiche per molti professionisti sarebbero troppo costose o impossibili da attuare in caso di affitto. Gli psicologi si chiedono perché non adottare come unico criterio il rispetto dei requisiti per l’abitabilità di un immobile, sufficienti a garantire l’idoneità e il decoro degli spazi utilizzati per l’attività di ascolto e consulenza propria degli psicologi. Gli altri requisiti sono del tutto estranei all’esercizio della professione di psicologo e si tradurrebbero in un ostacolo immotivato all’esercizio in un momento nel quale, paradossalmente, la richiesta degli utenti è molto aumentata. La stessa Regione Lombardia ha diramato due note a maggio, stabilendo l’inadeguatezza delle richieste e individuando un periodo "finestra" fino al 31 dicembre, per permettere di effettuare la comunicazione di inizio attività alla Ats competente per chi in passato non aveva provveduto. Si è dunque stabilito che per gli studi degli psicologi non sono obbligatori il lavamani, le pareti lavabili o i pavimenti impermeabili. Ma la confusione regna ancora sovrana: a seconda dell’Ats a cui gli psicologi si rivolgono cambiano le richieste e si registrano anche difformità rispetto alle indicazioni regionali.