Stilista trovata impiccata a Milano, per la Procura si tratta di “femminicidio”

La morte di Carlotta Benusiglio il 31 maggio 2016 in piazza Napoli. La tesi dei pm nel ricorso in Appello: la donna sarebbe stata uccisa da Marco Venturi, condannato in primo grado a 6 anni per "morte in conseguenza di altro reato". La difesa chiede l'assoluzione

La vittima, la stilista di 37 anni Carlotta Benusiglio

La vittima, la stilista di 37 anni Carlotta Benusiglio

Secondo la Procura di Milano, la stilista di 37 anni Carlotta Benusiglio, trovata impiccata nel maggio del 2016, non si è tolta la vita ma sarebbe stata uccisa dal compagno dell’epoca, Marco Venturi. L’ipotesi del pubblico ministero Francesca Crupi è che gli elementi “raccolti nel corso delle indagini” sulla “personalità” della vittima e sul “suo rapporto con Venturi” escludono “la sussistenza di realistici intenti suicidiari della donna” e rafforzano la pista dell’omicidio.

Per questo il pubblico ministero – cioè la parte che rappresenta l’accusa – ha presentato ricorso in Appello per imputare Marco Venturi di omicidio volontario. L’uomo è già stato condannato a 6 anni di reclusione per la morte dell’ex compagna “come conseguenza di altro reato”, cioè condotte di stalking.

La morte e i fatti del 2016

La donna venne trovata impiccata con una sciarpa a un albero nei giardini di piazza Napoli, a Milano, la notte del 31 maggio 2016. Nel giugno dello scorso anno era arrivato il primo verdetto sul caso, rimasto un “giallo” per più di sei anni, con una decisione che aveva sorpreso: per il giudice dell’udienza preliminare Raffaella Mascarino non fu omicidio, ma la morte – cioè un suicidio o un atto dimostrativo finito in tragedia – fu causata dall'ex compagno, che l'avrebbe sottoposta per due anni a vessazioni, fisiche e psicologiche, e minacce.

La Procura, invece, nelle circa 30 pagine di ricorso ribadisce oggi che la donna sarebbe stata strangolata quella notte, dopo l'ennesima lite, dall'allora compagno. Venturi avrebbe poi inscenato il suicidio. Sussistono tutti gli elementi, scrive il pm, “per poter inquadrare la morte di Benusiglio nell'ambito del cosiddetto femminicidio, è cioè l'omicidio commesso da chi, dopo aver maltrattato, vessato, perseguitato e usato violenza nei confronti della propria partner, ne cagiona la morte”.

La sentenza di primo grado

In primo grado la Procura aveva chiesto 30 anni. Per il giudice di primo grado se Benusiglio “non fosse stata presa nella morsa soffocante delle condotte persecutorie” del compagno, di cui “non si sentiva capace di liberarsi”, “l'evento morte non si sarebbe verificato”.

Anche i legali di Venturi, gli avvocati Andrea Belotti e Veronica Rasoli, hanno depositato il ricorso in Appello: una quarantina di pagine per chiedere che Venturi venga assolto, perché innocente. L'uomo, spiega la difesa, “non ha mai creato alla donna sentimenti di paura o gravi stati di ansia”.

 

La tesi della Procura di Milano

Ma la Procura non è d’accordo e ribadisce la tesi dell'omicidio: “con riferimento alla sua presenza sul luogo dei fatti, in contemporanea alla morte” della donna, scrive il pm, “l'imputato, al fine di poter essere scagionato da ogni accusa, avrebbe dovuto, nel suo stesso interesse, dare spiegazioni idonee a dimostrare la propria innocenza, ma ciò non è avvenuto”.

Il “silenzio del Venturi, se collocato nell'alveo del compendio probatorio raccolto nel corso delle indagini”, spiega la Procura, “costituisce l'ultimo e forse uno dei principali indizi utili per affermarne la penale responsabilità per l'omicidio”. Venturi, chiarisce la difesa nell'impugnazione, “ha risposto a tutte le domande che gli sono state fatte. Che i verbali siano inutilizzabili è colpa di chi ha fatto certe improvvide scelte processuali. Non certo di Marco Venturi». Non risulta che il gup «abbia avuto lo stimolo di sollecitare all'imputato una sua dichiarazione anche nell'ottica, forse troppo garantista, di consentirgli di difendersi verso una condanna a sorpresa”.

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