ANDREA FASANI E NICOLA PALMA
Cronaca

Stella di David sulla casa, la prof di Milano tra paura e speranza: “Grazie alla vicina che l’ha coperta con la vernice”

Il racconto di Francesca, vittima di un’intimidazione antisemita: “Sembra di essere tornati agli anni Trenta. La situazione internazionale ha scoperchiato la pentola dell’odio contro gli ebrei”

La stella di David (con il numero dell'appartamento) comparsa nel condominio della professoressa e la cancellatura fatta da una vicina

La stella di David (con il numero dell'appartamento) comparsa nel condominio della professoressa e la cancellatura fatta da una vicina

Milano – Stamattina una vicina di casa le ha mandato un mazzo di fiori. La dirimpettaia ha fatto di più: si è presentata con una tanica di vernice bianca e un rullo, "arrabbiatissima" per l'accaduto, e ha ripulito il muro da quella scritta. Gesti di vicinanza e solidarietà che Francesca ha apprezzato tantissimo e che le ha ridato un po’ di speranza dopo lo choc di mercoledì pomeriggio, quando si è accorta che qualcuno aveva disegnato una stella di David con accanto il numero dell'interno del suo appartamento proprio dietro uno dei muri di casa sua. Un raid che l'ha “terrorizzata”, spingendola a chiamare immediatamente il 112 per segnalare quanto accaduto: "Qualcuno ha voluto segnare la mia casa, dicendo che qui ci sono gli ebrei".

La denuncia ai carabinieri

Nella tarda mattinata di oggi, poi, l'insegnante 50enne di origine ebraica si è recata in caserma per sporgere denuncia ai carabinieri: il punto in cui è avvenuto il raid non è coperto da telecamere di videosorveglianza, che presidiano solo l'ingresso del super condominio nella prima periferia est della città. L'addetto alle pulizie ha riferito ai militari che alle 10, quando è andato a svuotare i cestini della spazzatura, quella scritta non c'era. Di conseguenza, il raid è avvenuto tra le 10 e le 16, quando Francesca ha notato per la prima volta il graffito antisemita: “Ha agito in pieno giorno”, riflette.

Lo choc della scritta

“Mi è sembrato incredibile, mi è sembrato di tornare indietro agli anni Trenta: quel numero indicava casa mia”, spiega Francesca. “Dal 7 ottobre, siamo stati tutti chiamati a essere più cauti e attenti e a non indossare simboli che ci potessero identificare. Purtroppo, sia nel mio posto di lavoro che nella scuola che frequenta mia figlia, ci sono state persone che hanno apertamente inneggiato alla strage di ebrei. E questa cosa mi ha fatto molto preoccupare per mia figlia, perché penso che una persona giovane debba serenamente vivere la propria gioventù senza preoccuparsi della propria religione, senza vergognarsi e senza subire attacchi. Ha fatto molto male anche a me sentire alcune frasi da alcuni colleghi, perché la sensazione è stata che la situazione internazionale abbia tolto il coperchio a una pentola a pressione che continuava a sobbollire. Come se quello che sta succedendo in Israele giustifichi qualsiasi cosa sugli ebrei. È molto pesante, soprattutto per una persona come me, che in tanti anni di lavoro come docente si è spesa molto su progetti sulla Shoah, sulla memoria. Mi sembra di aver cercato di svuotare il mare con un cucchiaino, ma il mare con un cucchiaino non si svuota”.

“Siamo stati marchiati”

Francesca continua: “Io voglio vivere come ho sempre fatto, ma è chiaro che qualcuno ha voluto indicare che in questo appartamento, in questo civico, in questo interno, ci sono degli ebrei. Che l'abbia fatto perché voleva fare una bravata o perché è un antisemita è compito della magistratura valutarlo. Però il dato di fatto è che noi siamo stati marchiati, di rosso, che è il colore del sangue. Sicuramente, in qualche modo questa cosa incide, ma al momento non so ancora come. Ci sono state due cose belle: una vicina di casa mi ha mandato un mazzo di fiori, mentre la dirimpettaia ha preso una tanichetta di vernice bianca e un rullo ed è andata a ripulire il muro, dicendo che lei certe cose non le accetta”. E se dovesse capitarle di ritrovarsi davanti la persona che ha disegnato la stella? “Non so cosa direi. Tutti noi siamo cresciuti in qualche modo con i racconti dei nonni, con le storie delle leggi razziali: mia nonna è stata denunciata dai vicini di casa. Quello è successo è sale sulle ferite, tutto questo ricorda una storia che è incisa sulla nostra pelle”.

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