Milano, violenza e tossici: la zona della stazione Centrale è pericolosa

Oltre a bivacchi e spaccio ci sono nuovi fenomeni, in via Ponte Seveso sfondato un negozio con un monopattino per rubare pc e telefono

La stazione Centrale

La stazione Centrale

I bivacchi, lo spaccio anche di giorno, la sporcizia in strada sono sempre lì a testimoniare il degrado. Ma nella geometria delinquenziale di Stazione Centrale sono apparsi due nuovi fenomeni inquietanti. Il ritorno dei tossicodipendenti, dopo quasi 40 anni, e l’ascesa di una criminalità che mette a bersaglio non più solo turisti ma anche residenti e commercianti della zona, senza farsi scrupoli ad usare anche la violenza. Il giorno dopo il delitto di via Ponte Seveso a 200 metri di distanza, sempre in via Ponte Seveso ma all’angolo con via Lunigiana, è successo un episodio decisamente meno grave ma comunque rivelatore del clima che si respira nella zona: alle 8.30 di sabato mattina un ladro ha sfondato la vetrina del negozio “Planet Sedia“ usando come ariete un monopattino.

"Ha fatto un macello. Ha distrutto la serratura all’ingresso, rotto un vetro, sradicato la linea telefonica per rubare il computer e il telefono. L’uomo - un albanese classe 2002 da quanto mi è stato riferito - è stato fermato subito dalle forze dell’ordine ma il portatile che mi hanno restituito adesso è tutto scassato. Parliamo complessivamente di danni da decine di migliaia di euro" riferisce il commerciante.

Il problema dei furti non è circoscritto a via Ponte Seveso. In via Vitruvio fuori da un negozio etnico è apparso un cartello che si appella addirittura alla religione per scongiurare i malintenzionati. "Un ladro è sempre un ladro, il ladro non ha religione", è scritto in italiano, inglese ed arabo fuori dalla vetrina dello store di accessori per telefonia "Wafi". "È un grido d’aiuto di chi non sa a più a chi rivolgersi per contenere una situazione che è ampiamente degenerata. Via Vitruvio è diventata come piazza Duca d’Aosta, un bivacco permanente. Qui sarebbe necessario un presidio continuo delle forze dell’ordine", commenta Massimo Cavallaro, residente della via e presidente de "I vitruviani", associazione che si batte per il decoro della zona. "I vecchi problemi della stazione non sono scomparsi ma in più se ne sono aggiunti di nuovi. "Adesso bazzicano anche i tossici, come negli anni Ottanta", incalza Giovanni Papa, titolare di “The Street Bar“ di via Antonio da Recanate.

Questo budello ristretto fra via Vitruvio e via Napo Torriani è diventato la via di fuga preferita dei ladri dopo gli scippi. A rovinare la via il cantiere fermo di un albergo che sarebbe dovuto essere pronto per Expo 2015 diventato, nel corso del tempo, secondo le parole del barista, "un orinatoio pubblico e l’isola di smaltimento delle borse rubate". "Quel cantiere è lì da otto anni ed è bloccato per un contenzioso. È un monumento al degrado che ci ha fatto perdere in questi anni almeno il 50% del fatturato. Chi si affaccia sulla strada non ha più il coraggio di metterci piede, neppure di giorno" dice Francesco Brigati, responsabile del ristorante “Pianeta Luna“.  

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