
Giovani e lavoro
Milano, 19 febbraio 2020 - È bastato un post su Facebook a scatenare la bufera sullo "stage" comparso tra le posizioni lavorative aperte di Mercato Centrale Milano, il mercato biologico con artigiani del cibo ed eventi che aprirà ad aprile in piazza IV Novembre. Un esperto da inquadrare come stagista? La situazione è stata subito chiarita dall’azienda, che in una nota si è scusata parlando di "errore puramente formale". Tutto è partito da un annuncio: "Il Mercato Centrale ricerca un addetto eventi con esperienza nella mansione", si leggeva ieri mattina sul sito. Tra i requisiti richiesti: laurea con specializzazione in organizzazione di eventi, ottima conoscenza della lingua inglese ed eventuale altra lingua straniera, conoscenza del pacchetto Office e del settore food & beverage e pregressa esperienza. Il posto? "Si propone iniziale stage extra curriculare". Una frase che ha fatto trasalire Elena Comelli, portavoce di SinistraXMilano, la quale ha espresso il suo disappunto con un post su Facebook. "Uno stage? No mi dispiace, non funziona così. Il lavoro si paga, lo studio anche e l’esperienza pure, soprattutto a Milano, soprattutto se stai per prendere in gestione un’attività di cui tutti parlano".
La giustificazione di Mercato Centrale non si è fatta attendere: "È stato un errore puramente formale dovuto a una disattenzione in fase di ripubblicazione". In sostanza, spiega in una nota, "il 27 gennaio era stato pubblicato un primo annuncio relativo alla ricerca di un ‘Addetto eventi’ per il quale l’iter di selezione è attualmente concluso". Lunedì "è stata avviata la ricerca per il secondo dei profili previsti (uno stage) e per il quale è stato però utilizzato erroneamente lo stesso formato del primo job posting. L’azienda si scusa per l’errore". E in pochi minuti l’annuncio sul sito è diventato un altro: "Mercato Centrale Milano offre l’opportunità di uno stage nell’Area eventi". Non più, quindi, la ricerca di un "addetto eventi con esperienza". Sistemato il pasticcio, su Facebook non si è però arrestato il fiume di commenti sotto il post di Comelli, diventato un dibattito sul lavoro mascherato da stage: "Se uno ha tutte queste esperienze dovrebbe fare uno stage?", domanda Silvia. "Sembra di entrare sempre di più in un incubo – continua Elena –, ovunque ti giri c’è qualcuno che ci prova... a non pagare il lavoro, a non avere rispetto della professionalità altrui, a tentare di fregarti. Non ci stiamo muovendo nel mercato del lavoro ma nel Far west". Per Gabriella è "sempre peggio, e poi i nostri giovani scappano. All’estero un lavoro così sarebbe pagato 4.000 euro al mese". E "in linea con la Milano del lavoro gratis all’Expo", evidenzia Betty. Il caso Expo era scoppiato nel 2014, quando a migliaia si candidarono per la posizione di volontario. In quel caso, il primo a insorgere era stato il Consiglio di Zona 8 con una mozione: "Si cercano persone disposte a lavorare per due settimane, 5 ore e mezzo al giorno, occupandosi di accoglienza, supporto e informazioni ai visitatori. Chiediamo vengano identificati come lavoratori e che ognuno riceva, come previsto dall’art. 36 della Costituzione, la retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro".