Di fronte all’ipotesi che San Donato si ritrovi a ospitare lo stadio del Milan, la città si divide tra favorevoli, contrari e indifferenti. Nella mattinata di ieri, complice anche l’allestimento di un banchetto per la petizione "no stadio", al mercato di via Gramsci si parlava anche di questo, ossia della possibilità che l’area San Francesco faccia da cornice a un impianto sportivo da 70mila posti; a corredo, ristoranti, alberghi, un centro commerciale e un museo coi cimeli della squadra. "Con lo stadio del Milan e il nuovo palazzo uffici dell’Eni, San Donato avrà uno sviluppo urbanistico in positivo. L’impianto sportivo rappresenterebbe un’opportunità importante in termini economici e d’indotto, ma anche un modo per migliorare la sicurezza - afferma Alessio Mazzetto -. I tafferugli tra tifoserie? Se si ragiona in questi termini, bisognerebbe chiudere tutti gli stadi, ovunque essi siano". Ma proprio il rischio di disordini è tra i motivi che hanno spinto numerosi cittadini a firmare l’appello "no stadio" promosso dall’omonimo comitato. "Il pericolo che ci siano problemi di ordine pubblico è concreto, basti vedere quanto successo pochi giorni fa, in concomitanza con la partita Milan-Newcastle - dice Giorgio Ruffoni -. Lo stadio di San Donato come quello di Londra? Il paragone non regge, si tratta di contesti diversi". Dello stesso avviso la moglie Marina Fransoni, che teme "un aggravio di traffico e rumori. E il nuovo centro commerciale sottrarrà clienti ai negozi che già esistono. Il referendum? Non è giusto che il Comune lo abbia bocciato, i cittadini devono potersi esprimere".
E così il tema diventa motivo di conversazione e discussione. Gli attivisti del banchetto "no stadio" cercano d’intercettare due anziane sorelle, "ma noi siamo tifosissime del Milan e perciò non firmiamo", dice la maggiore, 85 anni, che accarezza il sogno di poterci andare, un domani, allo stadio di San Donato. Decide invece di sottoscrivere la petizione una signora di Napoli in trasferta nel Milanese, Maria Rosaria Cardone: "Abito vicino al “Maradona” e quando ci sono le partite è un delirio, specie per i parcheggi - racconta -. Non vorrei che le stesse dinamiche si riproponessero a San Donato". "Con uno stadio - aggiunge Maurizia Uggè - San Donato perderebbe la sua vocazione di città-giardino. Non vogliamo un peggioramento della qualità di vita". Il dibattito è destinato a proseguire, sia tra l’opinione pubblica che nella classe politica. Anche sui social si susseguono post e commenti.