
La squadra raggruppa calciatori arrivati da quattro continenti
Milano, 31 gennaio 2025 – Oltre il novantesimo, oltre quella rete che separa il campo in erba sintetica da accoglienti tribune, oltre le difficoltà di chi lontano dal rettangolo verde deve combattere ogni giorno per sperare in un futuro migliore, c’è un miracolo sportivo: St. Ambroeus, nome milanesissimo ma sangue misto, la squadra dove nessuno è straniero. Anche senza permesso di soggiorno. Lì, alla periferia della metropoli, il pallone calciato da piedi ruvidi ed educati fa divertire tutti. Ma ancor di più unisce e aiuta.
Cuore e allenamenti
L’impegno, la passione, il cuore di chi orgogliosamente si sente parte integrante di questa società dilettantistica fondata nel 2018 come foce naturale di tre progetti calcistici che per comune denominatore hanno “l’inclusione“ (Black Panthers, Sankhara FC e Corelli Boys, ovvero squadre dei centri di rifugiati di Milano) sono stati premiati due mesi fa con l’Attestato di Benemerenza agli Ambrogini d’Oro 2024. Un riconoscimento importante quello ricevuto dal club che come simbolo ha scelto un grigio piccione (emblema del viaggio, della migrazione), il bianco e il rosso per colori sociali (quelli della città) e ha stabilito il suo quartier generale nel Centro Sportivo Cameroni a Gorla. Dove c’è un caloroso e chiassoso seguito di tifosi, attivissimi in tribuna, sui “social“ e nelle serate “panino e salamella“.
Venti nazioni e 500 tesserati
In sette anni, sotto la guida di uno staff tecnico composto esclusivamente da volontari, da quelle parti sono passati 520 tesserati, provenienti da 20 nazioni e quattro continenti. Ben 100 sono i ragazzi impegnati in questa stagione sportiva e suddivisi in quattro diverse formazioni a vari livelli: tre squadre senior (due maschili e una femminile) e una Juniores passando dalla Terza categoria ai campionati del Csi (Centro Sportivo Italiano). “È un giro del mondo a una fermata di metropolitana”, la sintesi perfetta di Federico Gavazzi, l’allenatore della formazione Csi maschile. Vengono dal Gambia e dall’Iran, da El Salvador, al Marocco, dal Perù e ovviamente all’Ucraina gli atleti. La maggior parte però sono africani.
Spazio per l’ascolto
Ma St. Ambroeus, come detto, è molto di più una squadra. È un progetto di assistenza e ascolto. Dove si intrecciano storie di chi ha tanto da raccontare, testimonianze di vite vissute e viaggi interminabili. Un aiuto concreto ai ragazzi provenienti dalle parti più disagiate del globo affinchè possano integrarsi in Italia. Mica facile conciliare il lavoro con l’impegno del weekend: ai calciatori quell’impiego serve per mandare i soldi alle famiglie e pagarsi un affitto. Lo sforzo della società è notevole: in collaborazione con alcune associazioni milanesi viene fornito supporto per la ricerca di casa, l’assistenza sanitaria e la richiesta di permesso di soggiorno. E qui gli ostacoli non sono pochi perché non è semplice convincere la Commissione territoriale a dar quel pezzo di carta fondamentale che purtroppo tante volte tarda ad arrivare.
Arriva l’azionariato
Dalla stagione 2024-2025 è stato avviato un progetto di azionariato popolare che ha già coinvolto circa 300 persone, diventate soci del St. Ambroeus a tutti gli effetti. “Operiamo in un regime di autogestione e autofinanziamento, basandoci su quote dei soci, donazioni, sponsor e bandi. Le buone intenzioni e la crescita della società però non bastano, le risorse restano limitate e ci sono evidenti difficoltà strutturali del Centro Sportivo Cameroni, che richiederebbe interventi urgenti”, spiega il presidente Jonathan Misrachi. Il sogno però deve continuare, con l’aiuto di tutti.