
La delusione dei giocatori dell'Olimpia dopo l'eliminazione in semifinale (Lapresse)
Milano, 5 giugno 2017 - Capitale della moda e del design, ora punto di riferimento anche per il “food”, rinnovata meta turistica celebrata dal New York Times, motore economico del Paese. Una città all’avanguardia in tutto, Milano. Tranne che nello sport. Qui, anzi, sta vivendo forse il suo momento più buio. I fasti continentali di Milan e Inter - dieci coppe dei campioni in due, solo Madrid può vantarne di più - sono ormai lontani anni luce, con rossoneri e nerazzurri che faticano a tenere il passo anche in Italia. In attesa del rilancio che le proprietà cinesi non smettono di promettere, per ora il Milan deve accontentarsi dei preliminari di Europa League e l’Inter nemmeno di quelli. Roba da invidare la vicina Atalanta, quarta forza del campionato.
A tenere alta la bandiera dello sport meneghino in queste ultime stagoni ci aveva pensato l’Olimpia targata Armani, campione d’Italia in carica e padrona assoluta della pallacanestro italiana. Ormai, solo a livello di budget. Si sa, i soldi non sono tutto e l’altra sera gli eredi delle scarpette rosse hanno rimediato una clamorosa eliminazione in semifinale per mano di Trento. E in Eurolega, Champions League del basket, l’Olimpia aveva chiuso il girone all’ultimo posto con un record (si fa per dire...) di 8 vittorie e ben 22 sconfitte. Figuracce in giro per l’Europa, insomma. Allargando lo sguardo ad altre discipline, non va meglio. Il rugby praticamente non esiste più, con la storica Amatori (18 scudetti, club più titolato d’Italia) abbandonata a se stessa ormai da fine anni ’90, dopo la grande illusione della polisportiva Milan targata Silvio Berlusconi. Polisportiva di cui facevano parte i Devils di hockey su ghiaccio, vincitori di tre titoli italiani dal 1992 al ’94, prima del crac. Poi sono arrivati i Vipers, capaci di portare all’ombra del Duomo cinque scudetti in fila, dal 2001 al 2006, me nel 2008 la società ha mollato il colpo e fine dei tempi di gloria. La bandiera dell’hockey su ghiaccio, che in città ha uno zoccolo duro di fedelissimi, è ora nelle mani dell’Hockey Milano Rosoblu che milita però in serie B. Il volley è praticamente sparito dai radar, con la Revivre Milano poco più che comparsa nella SuperLega maschile, chiusa all’ultimo posto con 21 ko in 26 gare.
Le cose non vanno meglio negli sport individuali, dove Milano non produce un campione di livello internazionale da anni e fatica a imporsi come sede di eventi internazionali. Un problema legato anche all’impiantistica che, a eccezione dell’Idroscalo, arranca fra impianti vecchi (Vigorelli) o inesistenti (una piscina degna di questo nome). Così, mentre la città vive un’età dell’oro per tanti aspetti, la Milano sportiva si scopre piccola piccola. Lontana dall’Europa e presa a pallonate dalla provincia.