ANDREA GIANNI
Cronaca

Paradosso parrucchieri, salone costretto a chiudere a Milano: “Tanti clienti, ma zero personale. Colpa anche del carovita”

Scelta dolorosa per un esercizio commerciale in zona Affori: figure introvabili

Da sinistra Marco Curcio e Andrea Losacco

Da sinistra Marco Curcio e Andrea Losacco

La lista degli appuntamenti garantirebbe lavoro e incassi per i prossimi mesi, ma Andrea Losacco e il socio Marco Curcio sono stati costretti a chiudere il loro salone in viale Affori 1, dopo aver già rinunciato a un piano di espansione. Il motivo? Non la carenza di clienti ma di personale, in questo caso parrucchieri. Una vicenda paradossale, che dipinge la lunga crisi di un settore, vissuta dalla MC2, società fondata nel 2008.

Losacco, come è maturata la decisione di chiudere?

"Nel 2015 abbiamo trasferito la nostra attività in uno spazio più grande, sempre in viale Affori, con 12 postazioni. Poi abbiamo aperto un altro salone in corso Concordia. La nostra strategia prevedeva una terza attività a Citylife, ma abbiamo dovuto rinunciare perché non trovavamo personale. Anche in corso Concordia non riuscivamo a tenere aperto per più di tre giorni perché eravamo sottostaffati. Negli ultimi mesi la situazione è precipitata: una dipendente è andata in maternità e ha deciso di trasferirsi in Veneto, un altro in Australia, un altro ancora ha dato le dimissioni. Siamo rimasti solo noi soci e due assistenti. Questo ci ha costretto a chiudere lo spazio più grande e a lasciare aperto solo il salone in corso Concordia. Una scelta dolorosa ma inevitabile".

Quante persone avreste potuto assumere?

"Fino a poco tempo fa potevamo assumere cinque persone a tempo indeterminato, ma non abbiamo trovato nessuno. Gli ultimi quattro colloqui, che risalgono a un anno fa, sono stati un fallimento: tre persone non si sono presentate e non hanno neanche avvisato, la quarta ha rinunciato".

Quali sono i motivi di questa carenza di personale?

"Le scuole, per la mancanza di iscritti, non riescono neanche a far partire i corsi. Questo è anche per colpa di quei banditi che per anni hanno pagato i giovani poche centinaia di euro in nero: è chiaro che poi uno preferisce andare a lavorare da Amazon. Le famiglie italiane della cosiddetta classe media, poi, scoraggiano i giovani dall’avvicinarsi a una professione che andrebbe raccontata in maniera diversa. Il parrucchiere, per fare un esempio, è l’ultima persona che Mattarella vede prima di comparire in pubblico. Il sistema è saltato, e adesso stiamo raccogliendo i cocci. Mio padre aveva aperto il suo salone nel 1958 in zona Porta Romana, io ho seguito le sue orme. Se dovessi dare un consiglio a un giovane che vuole aprire un’attività direi di lasciar perdere perché se fai le cose onestamente non ci sono margini di guadagno".

Quale stipendio offrite?

"Un apprendista di 17 anni da noi prende 800-900 euro netti, che salgono a 1300-1400 per un collaboratore di 22-23 anni che ha già maturato esperienza, rispettando il Ccnl di settore. Noi seguiamo le regole evitando, come fanno altri, di inquadrare a partita Iva".

Soffrite le concorrenza delle attività straniere?

"Devo dire di no, perché noi offriamo un servizio di fascia medio-alta, poco sotto quella premium. Chi pratica certi prezzi, però, dovrebbe dimostrare come riesce a stare in piedi pagando le tasse".

In questa situazione pesa anche il costo della vita di Milano, che scoraggia dal trasferirsi?

"Sicuramente ha un peso, e questo anche per colpa di chi amministra la città. Hanno continuato a costruire palazzi per chi ha i soldi, dimenticandosi che anche le persone con uno stipendio normale, che mandano avanti i servizi della città, hanno bisogno di una casa a prezzi sostenibili".