Spese UE non sempre giustificate

Achille

Colombo Clerici*

La spesa sostenuta dai Paesi UE per far funzionare la complessa macchina burocratica di Bruxelles, Strasburgo, Lussemburgo e le rappresentanze in tutti i Paesi comunitari è sempre giustificata? Non sempre. Senza con ciò voler negare gli indubbi benefici che l’Unione arreca. Il bilancio 2020 è stato di 328 miliardi di Euro, così composti: 172,5 miliardi di impegni, legati cioè capacità di contrarre obblighi giuridici (derivanti ad esempio da contratti); e 155,4 miliardi di pagamenti. Gli Stati membri danno esecuzione a circa tre quarti dei fondi del bilancio dell’EU mentre la restante parte è direttamente di competenza della Commissione europea. Un caso recentissimo, oggetto di alcune interrogazioni parlamentari alla Commissione: la Conferenza sul futuro dell’Europa, conclusa il 9 maggio, era già costata a metà aprile oltre 23 milioni di euro, spesi soprattutto in servizi di traduzione e viaggi pagati ai cittadini, viaggi che spesso hanno superato la soglia prestabilita dei 700 euro pro-capite. I costi dei trasporti per i partecipanti ai Panel, che hanno raggiunto Strasburgo e le altre città sedi della Conferenza da ogni parte d’Europa: si trattava in tutto di 800 persone da trasferire e alloggiare a Strasburgo, in quattro incontri differenti, e poi a Firenze, Varsavia, Maastricht e Dublino. A queste spese si sono aggiunte quelle per gli 80 delegati dei cittadini, che hanno preso parte a cinque sessioni plenarie a Strasburgo, oltre che agli incontri in presenza. Ma forse il caso più clamoroso di ‘spreco’ UE continua ad essere l’assenza di una forza armata e di una Difesa comune. Fermo il fatto che, in base ai vigenti trattati, in caso di attacco ad uno dei 27 Paesi membri, gli altri Stati dovrebbero intervenire in soccorso, c’è da dire che l’UE non può considerarsi una potenza militare a livello mondiale: anche se il numero complessivo dei soldati raggiunge il milione e mezzo di unità e la spesa militare da parte degli stati membri ascende a 227,8 miliardi di dollari, pari all’1,5% del Pil, budget secondo al mondo dopo quello degli Stati Uniti. Tanto che Finlandia e Norvegia, pur essendo Paesi UE, hanno scelto di mettersi al riparo da un possibile attacco russo ponendosi sotto la protezione della Nato.

*Presidente Assoedilizia

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