
Davide Boni
Milano, 19 aprile 2016 - Si torna in aula con un'udienza del processo sulla cosiddetta "rimborsopoli" lombarda che vede sul banco degli imputati 56 persone (molti ex consiglieri regionali ma anche qualcuno ancora in carica) accusati di aver ottenuto rimborsi regionali per "spese pazze" che non avevano nulla a che vedere con il loro mandato politico. Questa mattina, è il turno del leghista Davide Boni, ex presidente del consiglio regionale della Lombardia, ex assessore regionale al Territorio ed attuale segretario milanese della Lega Nord.
Boni è l'autore di una delibera approvata nel 2010 con l'obiettivo di tagliare le spese per auto blu e autisti, che alle casse regionali costavano 86 mila euro l'anno ciascuno. La norma prevedeva un indenizzo economico a favore di quei consiglieri che avessero rinunciato all'autista. Cosa che Boni fece, salvo poi - è l'accusa che gli contesta il pm Paolo Filippini - assumere un suo fedelissimo, Fabio Tremolada appunto, come proprio autista con un contratto del valore di 45 mila euro all'anno. "Non c'era nessun autista nel mio staff. Tremolada - si è difeso Boni oggi in aula - non era il mio autista. E' stato assunto come responsabile per i rapporti con gli enti locali. Faceva parte del mio staff e partecipava alle riunioni, in certi casi anche a Roma, alla Camera o al Senato. Usavamo la mia auto per questioni istituzionali e qualche volta la guidava al mio posto". Una ricostruzione dei fatti diversa rispetto a quella dello stesso Tremolada, che ha fatto mettere a verbale di essere stato l'autista di Boni. E nell'udienza di oggi il pm Paolo Filippini ha mostrato in aula il contratto sottoscritto a favore di Tremolada dall'ufficio di presidenza del Pirellone a metà 2010. Nel documento si parla esplicitamente di "mansioni di autista". "Non lo sapevo", si è giustificato Boni in aula. "Quel contratto - ha aggiunto - è stato fatto dalla mia segreteria".
Inoltre, Boni, stando all'imputazione, sebbene "dal 2003 avesse trasferito la sua dimora abituale e il suo domicilio a Milano", avrebbe fatto credere alla Regione di vivere ancora a Sabbioneta (Mantova) "e da quel comune di raggiungere abitualmente il Consiglio". Pertanto, secondo l'accusa, si sarebbe fatto liquidare a titolo di "spese trasporto", fino al 2011, circa 32mila euro. E poi, sempre secondo l'accusa, "dichiarando in data 2/11/2010, contrariamente al vero, di aver fatto rinuncia al servizio di autista fornito da Regione Lombardia, si faceva liquidare, in virtù di una delibera di Presidenza (...) emanata dallo stesso Davide Boni, 69.484 euro per il 2010 e il 2011". Come ha sottolineato oggi in aula il pm Filippini, tra l'altro, nel maggio 2010 tale Flavio Tremolada venne contrattualizzato con la "mansione di autista" per Boni. In pratica, secondo l'accusa, il politico si sarebbe fatto rimborsare per almeno "18 giorni al mese" i quasi 290 km andata e ritorno da Sabbioneta a Milano, mentre in realtà viveva nel capoluogo lombardo. "Mia moglie nel 2003 si era spostata a Milano perché eravamo in crisi e io avevo la residenza a Sabbioneta", ha ribadito Boni. La portinaia dello stabile di Milano, invece, ha messo a verbale che l'ex consigliere "usciva quotidianamente" per portare il figlio all'asilo. "Si è sbagliata", ha detto Boni. Sul contratto per l'autista, invece, Boni ha replicato: "Io non ho mai avuto l'autista nè un'auto di servizio per ragioni di risparmio e l'indennità era per questo, Tremolada era nel mio staff come collaboratore e non un autista". Il pm in più passaggi dell'interrogatorio ha contestato quelle che Boni presentava come "logiche di risparmio".