Sparatoria a San Siro, ipotesi faida per lo spaccio di droga

Sparatoria in piazza Monte Falterona, la pista del regolamento di conti tra gruppi rivali di nordafricani e italiani

La polizia in piazza Monte Falterona

La polizia in piazza Monte Falterona

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Un regolamento di conti tra bande rivali nel controllo dello spaccio di droga a San Siro. È la pista investigativa imboccata sin dai primi minuti nell’indagine sulla sparatoria di sabato sera in piazza Monte Falterona: a terra un ventiseienne egiziano, ricoverato in condizioni non gravi al pronto soccorso dell’ospedale San Carlo per una ferita da arma da fuoco alla coscia. Gli specialisti della Scientifica hanno isolato cinque bossoli, probabilmente tutti esplosi da un’unica mano: secondo alcune testimonianze, l’aggressore avrebbe sparato alcuni colpi in aria e altri in direzione del giovane nordafricano, mandandone uno a segno.

All’arrivo delle Volanti, la tensione è subito salita, tanto che sul posto sono stati inviati anche due mezzi del Reparto mobile; stando a quanto risulta, il ferito era in compagnia di un amico, ed entrambi avrebbero provato ad accreditare la poco credibile ipotesi di un agguato senza un perché andato in scena mentre loro si trovavano davanti a un kebab. I primi accertamenti, portati avanti dagli agenti della Squadra mobile coordinati dal dirigente Marco Calì e dal vice Alessandro Carmeli, sembrano tratteggiare scenari ben diversi, che raccontano di un possibile scontro tra due gruppi rivali di spacciatori, di cui uno composto da maghrebini e uno da italiani. Già la notte scorsa sono scattati alcuni controlli mirati nella zona, ma non hanno dato esito positivo. L’inchiesta andrà ora avanti scandagliando l’ambiente dello smercio al dettaglio nell’area che ruota attorno a piazzale Selinunte, con l’obiettivo di identificare in tempi rapidi chi ha colpito l’egiziano poco prima delle 20.30 di sabato.

Abitava in piazza Monte Falterona pure il quarantunenne albanese Leonard Kajana, fermato dalla Mobile il 13 gennaio 2021 per il tentato omicidio a colpi di calibro 7.65 del trentatreenne marocchino Mohamed E.H. e per la gambizzazione del connazionale trentanovenne Yassir H., avvenuti trentacinque minuti dopo la mezzanotte del primo gennaio dello scorso anno. Pure in quel caso, c’era lo spaccio di droga dietro la sparatoria di San Siro.  

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