
Una delle manifestazioni in difesa della montagna e delle terre alte organizzate anche da realtà del Comitato Insostenibili Olimpiadi
Il "mancato recupero di palazzetti dello sport, impianti o piste in disuso per costruirne di nuovi"; la realizzazione "di infrastrutture ad alto impatto ambientale in ecosistemi sempre più fragili a causa del cambiamento climatico"; la messa in circolo, "per fini turistici e sportivi", di un volume di soldi spesso sconosciuto "quando si tratta di finanziare servizi primari per i residenti". Detto altrimenti, detto in sintesi: la prosecuzione della "logica del grande evento come acceleratore di opere o infrastrutture" figlie di un modello di sviluppo sempre meno sostenibile. Questo l’approccio seguito dalle istituzioni organizzatrici delle Olimpiadi Invernali del 2026 (Governo, Regioni Lombardia e Veneto, Comuni di Milano e Cortina, Comitato Olimpico Internazionale) secondo l’associazione APE Milano, gli enti, i collettivi e le reti che si riconoscono nel CIO – acronimo che in questo caso sta per Comitato Insostenibili Olimpiadi – ma anche secondo alcune comunità valtellinesi. Questo l’approccio che le realtà appena menzionate contesteranno domenica, il 9 febbraio, lungo l’asse Milano-Bormio. "Una mobilitazione diffusa" in difesa della montagna, ma anche della rigenerazione urbana. L’appuntamento è a Bormio, pullman e auto partiranno da Milano, piazzale Loreto, alle 6 del mattino. Città e montagna insieme: il futuro è lo stesso per tutti.
"Il modello olimpico è un modello simbolo delle nocività in alta quota con opere troppo impattanti che mettono ulteriormente a rischio la montagna – spiega Alberto Di Monte, geografo, escursionista e scrittore –. Penso, ad esempio, al cavalcavia del Trippi a Sondrio, che non servirà a fluidificare i flussi di traffico, o alla tangenzialina di Bormio che andrà ad impattare su un’area golenale e il cui tracciato non sarà completamente esterno alla città". Ma altri esempi sono elencati sul sito dell’APE: "Solo sulla pista Stelvio sono stati investiti 11 milioni di euro per “messa in sicurezza e allargamento”, a cui si aggiungeranno altri 20 milioni per un nuovo impianto di innevamento artificiale che verrà realizzato nel 2025, in vista delle Olimpiadi, dopo che le gare di Coppa del Mondo di Sci 2024 si sono svolte nella totale assenza di neve. In tutto 31 milioni di soldi pubblici per una singola pista, mentre i territori hanno bisogno di servizi, trasporti, presidi sanitari". "Quanto a Milano – riprende Di Monte – nel dossier di candidatura era previsto il recupero del Palasharp e dell’Agorà, lo stadio del ghiaccio, invece non si recupererà nell’uno nell’altro e si costruirà un nuovo palazzetto a San Giulia (di proprietà di Eventim, colosso tedesco che ha in pancia TicketOne ndr). Il modello è sempre lo stesso da decenni: il grande evento come acceleratore di opere e infrastrutture, alcune con data di fine lavori successiva al 2026 e alle Olimpiadi, secondo una logica turistico-sportiva e senza attenzione alla sostenibilità". Domenica, una volta a Bormio, il programma prevede un’escursione, il pranzo al sacco e infine, alle 16.30, la manifestazione di protesta sotto al cantiere dello Ski Stadium.