REDAZIONE MILANO

Soffrono anche panifici e bar: noi abbiamo ridotto il menu

Piatti freddi al posto di cibi più elaborati. "La sostituzione? Impossibile. Sono lavori che non si imparano da un giorno all’altro"

Non solo negozi e boutique. Le difficoltà per dipendenti a casa guariti dal contagio da Covid-19 o in quarantena preventiva ma bloccati dalla burocrazia è un fenomeno che si verifica anche nei pubblici esercizi e nei panifici. "Il problema delle tempistiche prolungate per la riammissione in servizio dei lavoratori affligge anche bar e ristoranti. Ad esempio un cuoco del mio locale Tre Marie che si occupa dei piatti caldi è finito in quarantena preventiva a dicembre in quanto contatto stretto di un positivo. Avrebbe dovuto chiudersi in casa in isolamento per 7 giorni più tampone negativo, come prevedeva la norma allora. In realtà il rientro in azienda è stato procrastinato dopo altri tre giorni perché il Green pass risultava ancora "bloccato" nonostante il tampone negativo e ci voleva il nulla osta alla ripresa dell’attività lavorativa da parte del medico curante. In tutto quel periodo ho dovuto accorciare il menu riducendo le opzioni disponibili per la tavola calda a riso in bianco e pasta al sugo e ampliando il numero di piatti freddi come i carpacci, più semplici da preparare" racconta Giuseppe Gissi, titolare di tre locali (Gran Caffè Le Tre Marie di viale Piave, il Bridge sui Navigli e il bar Devoti di via Ripamonti) oltre che dell’Apollo Club. Secondo Gissi che è anche dirigente di Epam "il ministero dovrebbe chiarire che un lavoratore in possesso di tampone negativo può rientrare al lavoro immediatamente".

"Non avendo mai chiuso, neppure durante il lockdown, il tema del personale assente affligge il settore dei panificatori da almeno due anni. Il problema è che siamo delle micro-imprese: in un laboratorio di produzione di media grandezza i lavoratori sono tre. Bastano due assenze per positività per ridurre la forza lavoro al 33% per molti giorni, come è appena successo a un collega panificatore dell’associazione" aggiunge Matteo Cunsolo, presidente dell’associazione dei panificatori di Milano della Confcommercio. La sostituzione è impossibile: "L’arte di fare il pane non si apprende in qualche giorno".