Smog Lombardia, scopri la classifica delle città più inquinate

II rapporto di Legambiente: sul podio Torino, seguita da Milano con 84 giorni di sforamento dei limiti di Pm10 nel 2022

Milano, 30 gennaio 2023 - Nel 2022 sono state 29 su 95 le città che hanno superato i limiti giornalieri di polveri sottili Pm10 con Torino che si piazza al primo posto con 98 giorni di sforamento, seguita da Milano con 84 e Asti con 79. Anche Modena, Padova e Venezia hanno registrato più del doppio degli sforamenti consentiti di Pm10. Sono i dati del rapporto annuale di Legambiente "Mal'Aria di città 2023: cambio di passo cercasi" per combattere l'inquinamento atmosferico. Rispetto ai nuovi target europei previsti al 2030, afferma l'ong, la situazione è ancora più critica: fuorilegge il 76% delle città per il Pm10, l'84% per il Pm2.5 e il 61% per il biossido di azoto (No2).

Le città "fuorilegge"

Le città che devono impegnarsi di più sono Torino e Milano, che dovranno ridurre le emissioni di Pm10 del 43%, Cremona (42%), Andria (41%) e Alessandria (40%). Sul fronte Pm2,5 invece Monza risulta essere la provincia lombarda messa peggio: dovrà ridurre le emissioni del 60% mentre Milano, Cremona, Padova e Vicenza (57%), Bergamo, Piacenza, Alessandria e Torino (55%), Como (52%), Brescia, Asti e Mantova (50%). C'è ancora il capoluogo regionale in testa alle emissioni di biossido di azoto: Milano dovrà abbassarle del 47%, seguita anche in questo caso da Torino (46%), Palermo (44%), Como (43%), Catania (41%), Roma (39%), Monza, Genova, Trento e Bolzano (34%).

I limiti  

In Italia 72 città sarebbero risultate fuorilegge nel 2022 per salute umana in relazione alla quantità di polveri sottili (Pm10) avendo superato il limite raccomandato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come media annuale di 20 microgrammi per metro cubo di aria. Lo afferma Legambiente nel rapporto sull'inquinamento atmosferico in 95 centri. Per il Pm10  sarebbero solo 23 su 95 (il 24% del totale) le città che non hanno superato la soglia di 20 µg/mc. Secondo Legambiente, alcune città devono lavorare di più per ridurre le loro concentrazioni di inquinanti e adeguarsi ai nuovi limiti stabiliti dall'Unione europea, che entreranno ufficialmente in vigore il 1° gennaio 2030 (20 µg/mc da non superare per il Pm10, 10 µg/mc per il Pm2.5, 20 µg/mc per l'NO2). Limiti che tuttavia sono meno rigidi di quelli dell'Oms.

Legambiente

Secondo Legambiente, "la tendenza di decrescita dell'inquinamento è troppo lenta, esponendo le città a nuovi rischi sanitari e sanzioni". Le città più distanti dall'obiettivo previsto per il Pm10 "dovrebbero ridurre le proprie concentrazioni tra il 30% e il 43% entro i prossimi sette anni, ma stando agli attuali trend di riduzione registrati negli ultimi 10 anni (periodo 2011-2021, dati Ecosistema Urbano), potrebbero impiegare mediamente altri 17 anni per raggiungere l'obiettivo, ovvero il 2040 anziché il 2030. Città come Modena, Treviso, Vercelli - spiega ancora Legambiente - potrebbero metterci oltre 30 anni. Anche per l'NO2 la situazione è analoga e una città come Catania potrebbe metterci più di 40 anni".

Pm10, cos'è?

Si tratta del particolato aerodisperso, ovvero l'insieme delle particelle atmosferiche solide e liquide sospese nell'aria. Il termine PM10 identifica le particelle di diametro aerodinamico inferiore o uguale ai 10 µm ed è prodotto in prevalenza da sorgenti di natura antropica  (industrie, riscaldamento, traffico veicolare e processi di combustione in generale).

Pm2,5, cos'è?

Si tratta di particolato "fine". Il termine PM2,5 identifica le particelle di diametro aerodinamico inferiore o uguale ai 2,5 µm, una frazione di dimensioni aerodinamiche minori del PM10 e in esso contenuta.(35 giorni all'anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi al metro cubo). Il particolato fine PM2,5 viene prodotto tipicamente da sorgenti di natura antropica (industrie, riscaldamento, traffico veicolare e processi di combustione in generale) e può essere di tipo primario quando viene emesso come tale in atmosfera direttamente dalle sorgenti oppure può essere di tipo secondario quando si forma da reazioni chimiche tra altre specie inquinanti. E’ possibile sostenere che all’interno del PM10 di origine secondaria tutto il particolato sia costituito in realtà da particelle di PM 2,5 che ne rappresenta la parte prevalente.

Biossido d'azoto, cos'è?

Il biossido di azoto (NO2) è un gas di colore rosso bruno, dall’odore forte e pungente, altamente tossico e irritante. Essendo più denso dell’aria tende a rimanere a livello del suolo. In generale, gli ossidi di azoto (NOX) vengono prodotti da tutti i processi di combustione ad alta temperatura (impianti di riscaldamento, motori dei veicoli, combustioni industriali, centrali di potenza), per ossidazione dell’azoto atmosferico e, in piccola parte, per ossidazione dei composti dell’azoto contenuti nei combustibili. Il biossido di azoto è un inquinante per lo più secondario, che si forma in atmosfera principalmente per ossidazione del monossido di azoto (NO).

  

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