Smart working anche post-Covid Fuga da Milano

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Il ritorno allo smart working provoca un nuovo svuotamento degli uffici milanesi, con effetti a cascata sulle attività economiche che ruotano attorno. E il modello misto lavoro da remoto-in presenza per alcune realtà è destinato a consolidarsi anche dopo la pandemia. Da un’indagine condotta da Ipsos per Laboratorio Futuro dell’Istituto Toniolo, emerge che oltre la metà delle aziende e dei lavoratori milanesi vede positivamente lo smart working anche oltre l’emergenza. Un lavoratore su due approva il lavoro da remoto nella pandemia, ma le donne sono ancora "penalizzate nella conciliazione famiglia-lavoro". E c’è un altro risvolto che potrebbe far sentire i suoi effetti sul territorio: il 9,6% delle aziende dichiara di volersi spostare da Milano, approfittando di un ricorso al lavoro a distanza che permette di spostare la sede in regioni dove i costi sono più bassi.

"Sono aziende di piccole dimensioni che operano nei servizi – spiegano i ricercatori – che intendono comunque restare in Italia". In generale, tra chi ha sperimentato lo smart working il 41% continuerà con le modalità adottate al momento della rilevazione, il 20% intende potenziarlo, il 16% depotenziarlo e il 24% interromperlo. "Le aziende di grandi dimensioni, nell’industria, nei comuni della prima fascia evidenziano le opportunità dello smart working per il proprio territorio, mentre le aziende di Milano città, di piccole dimensioni, che operano nel commercio, vedono maggiori rischi. La sperimentazione forzata effettuata nel primo lockdown potrebbe favorire processi di riorganizzazione degli spazi e dei tempi di lavoro. Questo non sembra però prefigurare – almeno per il momento - impatti dirompenti a livello territoriale".

A.G.

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