"Venerdì 22 novembre si terranno i rogiti per un primo gruppo di stabili di proprietà del Pio Albergo Trivulzio, che verranno conferiti a un fondo immobiliare che si costituirà ad hoc, gestito da Invimit" e con "la partecipazione del PaT, con quota almeno al momento maggioritaria, e dell’Inail". Non c’è l’ufficialità, e lo staff del commissario Francesco Paolo Tronca non conferma (ma nemmeno smentisce) la notizia diffusa ieri dagli arcinemici del suo piano per salvare la Baggina valorizzandone (anche) il patrimonio immobiliare: i sindacati degi inquilini Sunia, Sicet e Unione inquilini annunciano la partenza, oggi, dell’operazione "sponsorizzata dalla Regione e senza una visibile opposizione del Comune, le due istituzioni di riferimento dell’ente, giustificata con la necessità di far fronte al forte indebitamento".
Quando fu commissariato, nell’agosto 2023, l’ente rischiava di chiudere, sepolto da un debito-monstre di 110 milioni di euro, e anche ora tenerlo aperto costa non meno di 110 mila euro al giorno, spiegava Tronca una settimana fa a Palazzo Marino dove gli hanno chiarito di non esser disposti ad aumentare la "quota sociale" pagata per circa 90 ospiti indigenti delle Rsa, parificandola alle rette che pagano gli altri, finché la Regione non parificherà ad essa la "quota sanitaria" che paga per tutti.
Intanto, sul fronte immobiliare, i sindacati degli inquilini annunciano battaglia "con azioni eventualmente anche legali" denunciando una "totale mancanza di trasparenza. La stessa comunicazione che il 22 (oggi, ndr) ci saranno i rogiti per il primo gruppo di stabili, cui ne seguiranno altri nei prossimi mesi, non ci è stata comunicata formalmente". Chiedono "un confronto sulle linee di indirizzo e il regolamento" del fondo, rimanendo comunque contrari, spalleggiati dalla Cgil che lo bolla come "scelta miope e contraria alla missione storica e sociale del PaT". Intesa come la missione che si colloca a metà strada tra il 15% d’inquilini delle oltre mille case della Baggina (di cui oltre 300 vuote e da ristrutturare) individuati come "fragili", cui il commissario ha promesso tutela, e i vip a più riprese esposti ("strumentalmente enfatizzati", per i sindacati) che continuano a pagare affitti stracciati a Brera nell’assoluta legalità accollandosi le manutenzioni straordinarie: una terra di mezzo fatta per metà di gente normoreddito che ha scommesso tutti i risparmi nella stessa formula dei vip, confidando in rinnovi sine die e senza aumenti, e per l’altra da lavoratori ed ex della Baggina e di altre strutture sanitarie ed ex sfrattati con redditi medio-bassi per i quali, nel secolo scorso, enti come il Trivulzio erano utilizzati in funzione d’ammortizzatore sociale.
In una Milano in cui i prezzi delle case sono oggi ancora più inaccessibili, quelle del Pat son rimaste la riserva indiana, difesa con le unghie da chi l’abita e porta ad esempio casi come il supercondominio di via Paolo Bassi, conferito al Trivulzio-Martinitt insieme a quattro palazzi a Brera a metà del Novecento dall’ottocentesca "Società edificatrice case per operai bagni e lavatoi pubblici" col vincolo a proseguirne l’"opera moderatrice degli affitti", stigmatizzando che una parte di quel palazzo oggi sia locata a "società che gestiscono affitti temporanei".