Silvia Romano, l'appello degli amici: "Lasciatela in pace, il clamore non l’aiuta"

Chiedono di spegnere i riflettori sulla volontaria milanese liberata in Somalia: non ha bisogno di feste ma di tranquillità

Silvia Romano

Silvia Romano

Milano, 14 maggio 2020 - «Noi amici vorremmo sentirla e vederla ma adesso dobbiamo lasciarle il tempo per riprendersi. A lei e alla sua famiglia, che è ‘normale’, come le nostre". Poche righe scritte da un’amica di Silvia Romano che insieme ad altri coetanei legati alla giovane invita tutti ad ascoltare e a mettere in pratica le parole di Silvia, quelle pronunciate nei pochi metri che ha percorso lunedì pomeriggio tra l’auto e il portone del suo palazzo in via Casoretto, al ritorno a casa dopo il sequestro durato un anno e mezzo: "Rispettate questo momento per favore". Gli amici lo dicono da giorni: "Vorremmo organizzare una grande festa per lei, almeno sentirla o scriverle. Ma aspettiamo, sarà lei a farsi viva quando sarà pronta. Tutto questo clamore non la aiuta". A raccogliere qualcuno di questi messaggi è l’assessore alla Cultura del Municipio 3, Luca Costamagna, che come gli amici della cooperante abbraccia la linea del silenzio. "Non è un caso che, come istituzione, non ci siamo pronunciati neppure con un post su Facebook sulla pagina del Municipio", spiega.

Solo un messaggio, apparso il giorno del suo rientro in Italia: "Bentornata Silvia!" affiancato alla foto che la ritrae sorridente una volta scesa dall’aereo. "Non vogliamo parlare della vicenda al momento, proprio per il bene di Silvia. È appena arrivata, ha bisogno di serenità dopo quello che ha passato. La presidente del Municipio, Caterina Antola, ha fatto recapitare dei fiori a nome del Municipio ma senza presentarsi fisicamente. Quando sarà il momento, e ci potranno volere mesi, penseremo a un’iniziativa. Chiediamo a tutti di fare la stessa cosa, di fare un passo indietro e di lasciarla tranquilla". Anche gli amici ed ex colleghi di Zero-Gravity, il centro sportivo in cui la ragazza lavorava come istruttrice di acrobatica prima di partire per l’Africa, non l’hanno ancora contattata. "È appena arrivata, deve trascorrere la quarantena a casa, ha già decine di persone che le stanno col fiato sul collo".

E i vicini di casa non vivono bene la situazione "di assedio costante", dicono loro stessi. La signora Gianna, su queste pagine, ieri raccontava che "questo è un condominio tranquillo, siamo meno di 20 famiglie, con molte persone anziane. Non siamo abituati a tutto questo clamore mediatico. Io, il giorno del ritorno di Silvia a casa, non mi sono neppure affacciata alla finestra perché c’era troppa confusione. Ho visto alla televisione il suo arrivo e poi il suo saluto. Un paradosso". Non solo: "Da quando è arrivata non mi sono mai permessa di andare a suonare il campanello per chiederle come sta". Agitazione, ieri, pure per i cocci di vetro trovati sul davanzale della finestra del primo piano, sotto quella da cui Silvia si è affacciata lunedì per salutare e ringraziare la folla. Potrebbero essere i resti di una bottiglia scagliata dall’esterno, magari indirizzata all’appartamento della giovane. Gli abitanti hanno chiamato la polizia per "l’episodio preoccupante, dopo il clima che si è creato". Un nuovo invito ad abbassare i riflettori, per togliere terreno all’odio.  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro