
Bivacchi di stranieri in stazione Centrale
Milano, 2 agosto 2019 - La sensazione di vivere asserragliati dentro il proprio negozio. È quella più ricorrente fra i commercianti in stazione Centrale. «La situazione negli ultimi mesi sta degenerando» ripetono in coro gli esercenti che interpelliamo, dando ragione all’appello lanciato da Emilio Boccalini, il presidente di Taxiblu 4040 che due giorni fa ha parlato di «preoccupante escalation di degrado». Il sottobosco di diseredati attorno alla stazione ferroviaria è come se stesse alzando l’asticella.
Non si limita più a bivaccare in piazza Duca d’Aosta, trascinando le giornate, anche con attività illecite. Arriva a fare incursioni direttamente dentro i bar e negozi «con le richieste più assurde» dice il titolare del bar Direzionale di via Tonale, un’istituzione per le colazioni all’alba dal 1952. Da un anno la gestione è passata ad Alessio Squilla: «Apro alle 5.30. All’alba è agghiacciante. Trovo clochard che dormono di fronte al mio locale, gente che litiga e si lancia le bottiglie, sirene della polizia a tutto andare. Sembra di stare al Bronx. Di giorno c’è gente che vuole sedersi al tavolo per godersi l’area condizionata senza fare alcuna consumazione. Nel weekend è pure peggio. Al primo piano ho il ristorante. Al sabato sera sono costretto a tenere chiuse le saracinesche altrimenti nel bar si fionda dentro della gentaglia. Come faccio ad accogliere i clienti che vogliono cenare? Ho dovuto organizzarmi così: mi chiamano al cellulare perché vada ad aprire loro la porta. Poi ci chiudiamo ancora dentro».
Vive in trincea anche Raffaele Volonnino, parrucchiere maschile. In via Fabio Filzi, anche in pieno orario di esercizio, tiene chiuso a doppia mandata. «Mi hanno portato sull’orlo dell’esasperazione. Entravano in negozio per chiedere soldi. O farsi tagliare i capelli gratis. Più volte abbiamo chiamato la Guardia di finanza che sorge proprio di fronte». Raphael, che è barbiere in zona da 50 anni, punta il dito non solo contro stranieri ma anche italiani che vivono di espedienti: «Cominciano a raccontare che sono appena usciti dal carcere, che hanno figli da mantenere. Una commedia per farsi sganciare del denaro. Qui va sempre peggio. Molti esercenti italiani se ne sono andati da un pezzo». Al posto delle botteghe sorgono «i minimarket etnici che vendono alcol a poco prezzo» racconta Sara Potenza di Boulangerie&Fruit di via Filzi. Anche la sua panetteria è bersagliata da incursioni non gradite: «Danno fastidio ai clienti e vogliono qualcosa da mangiare senza passare alla cassa. Un pezzo di focaccia a chi ha fame non lo nego. Ma non posso sfamare tutti». È quasi rassegnato, dopo anni di denunce, anche sulle pagine de Il Giorno, Carlo Bianculli, titolare di un chiosco di souvenir in piazza Duca d’Aosta: «L’assembramento è continuo. Bivaccano, mangiano, fanno i loro bisogni nelle aiuole e spacciano. Il danno commerciale è fortissimo. Chi vuole che si avventuri fino al mio bazar?».