Milano siccità, il 2022 è il 37° anno meno piovoso dal 1764

L’analisi del professor Luigi Mariani: consumi d’acqua abnormi rispetto a un secolo fa. Svuotare la Darsena? Non basta

L’anno meno piovoso dal 1764 (quando partirono le rilevazioni alla stazione meteo di Milano Brera) è stato il 1990. Dal primo ottobre 1989 al 31 maggio 1990 caddero su Milano solo 147 millimetri di pioggia. Per arrivare al secondo anno meno piovoso bisogna tornare al lontanissimo 1779. In epoca più recente anche il 2012 si è caratterizzato per scarsissime precipitazioni: solo 245 millimetri, sempre considerando il periodo da ottobre alla fine di maggio, “termometro“ per valutare lo stato di salute delle risorse idriche. Con i suoi 340 millimetri d’acqua, il 2022 è preceduto da altri 36 anni con meno precipitazioni, sempre a partire dal 1764. Dati raccolti e analizzati da Luigi Mariani, docente di Agrometeorologia dell’Università degli Studi di Brescia e di Storia dell’Agricoltura alla Statale di Milano.

Professore, che quadro emerge da questa serie storica? "Per Milano il 2022 non è un’annata così drammatica. Va meglio a Bologna, che conta 88 anni meno piovosi di questo, e molto peggio a Torino. Nell’arco di 220 anni solo il 1922, annata terribile per tutto il Nord Italia, con i suoi 177 millimetri d’acqua è stato meno piovoso del 2022, che ne conta solo 208. Il problema è che in Piemonte c’è la sorgente del Po, e se il fiume è in secca le conseguenze si avvertono anche sull’agricoltura in Lombardia e in Emilia Romagna. I larghi prealpini, poi, sono quasi tutti ai minimi storici. E le colture lombarde hanno una necessità idrica molto forte. Per poter fare un ragionamento serio bisogna considerare un aspetto...".

Quale? "Rispetto a un secolo fa l’agricoltura ha quintuplicato la produzione, e quindi bisogna moltiplicare per cinque anche il fabbisogno di acqua. La popolazione è cresciuta, nelle città si fa un uso dell’acqua impensabile in altre epoche".

Milano ha scelto di ridurre il livello della Darsena per fornire acqua alle campagne attorno alla città. Come giudica questa misura? "Può essere una misura simbolica, ma non di certo risolutiva. L’acqua della Darsena può servire per irrigare 50 ettari di mais. Peccato che in Lombardia ne abbiamo un milione. Anche limitare l’irrigazione dei giardini può avere un senso, ma non è certo una misura risolutiva. Questa situazione di certo non consente di stare sereni".

Quando potrebbe tornare a piovere? "Il problema è nel blocco delle perturbazioni atlantiche, dopo un autunno molto piovoso a Milano, un dicembre nella norma e i mesi successivi invece sotto la media. Potrebbe piovere dal 22 al 28 giugno, ma non ci credo finché non lo vedo".

Qual è la correlazione con i cambiamenti climatici? "Gli anni di siccità ci sono sempre stati nella storia dell’uomo, sono fasi cicliche. Ad esempio il 1590 è ricordato come un anno terribile, ma ci sono stati anche tanti altri anni o decenni di scarsissime precipitazioni. Il discorso è diverso sulle temperature, visto che gli anni più caldi si collocano tutti nel nostro secolo, dal 2000 in poi, con una tendenza innegabile al riscaldamento globale. Facendo una previsione giugno 2022, anche se il mese non è ancora concluso, sarà il secondo giugno più caldo dopo il 2003, considerando un arco di 50 anni. Nel Nord Italia la temperatura media in questo mese è arrivata a 27,9 gradi, rispetto ai 28,9 gradi del 2003. Discorso analogo anche per Centro e Sud Italia. Guardando al mese di maggio, invece, solo gli stessi mesi del 2003 e del 2009 sono stati più caldi. La tendenza al riscaldamento è in corso dagli anni ’80".

Come cambia, in questo contesto, una città come Milano? "Il problema è che Milano è stata progettata con una logica non adatta ai nostri anni. Una soluzione al caldo è il verde, ma non basta piantare un milione di alberi e fare grandi proclami se poi sotto le radici c’è il cemento. Se non hanno terra sufficiente gli alberi si seccano, e ogni anno bisogna piantarne di nuovi. Così si fa solo propaganda, e chi ci guadagna solo solo i florovivaisti. Ad esempio vicino a casa mia hanno piantato degli alberi facendo un buco di appena 50 centimetri. In queste condizioni le piante non sopravvivono, e a me piange il cuore perché sono un amante degli alberi. Insomma, la città deve ampliare i suoi spazi verdi ma con misure che abbiano un senso. Si potrebbero costruire anche degli ombreggiamenti artificiali, ma ci sono anche tante altre idee che potrebbero essere utili".

 

 

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