Si deve ripartire da un’equa contribuzione

Alberto

Mazzuca

Un italiano su due non è un contribuente corretto. Cioè non paga. Lo dice l’Agenzia delle Entrate. Quindi l’Italia si divide a metà tra chi paga e chi non paga, tra gli onesti che passano così anche per fessi e i furbetti. Mi trovo nella categoria dei fessi e la cosa non mi piace. Proprio ora che il commercialista mi ha dato una batosta sulle tasse quando sono un pensionato con una sola pensione mentre i tanti parlamentari di casa nostra, che combinano molto poco se non esercitarsi nella dialettica parolaia, sommano pensioni da tutte le parti. I principali evasori tra i privati risultano gli imprenditori (33%), poi bancari e assicurativi (30%), quindi commercianti, artigiani, professionisti, lavoratori dipendenti. Come è possibile? Chi ha il portafoglio pieno non si preoccupa tanto una fetta del suo guadagno è al sicuro in qualche paradiso fiscale. Lo dimostrano i vari “Panama Papers” & company. Chi ha il portafoglio piuttosto magro cerca di difendersi da uno Stato da sempre carnivoro di soldi nonostante le tante promesse di ridurre le tasse pronunciate negli ultimi trent’anni, una favoletta acchiappa voti. E come è possibile che l’Agenzia delle Entrate non riesca a bloccare questa situazione? Domanda da rivolgersi alla nostra classe politica imprgnata invece a discutere sull’introduzione del salario minimo voluto dalla Ue. Una decisione positiva (eravamo tra i sette Paesi europei a non averlo) ma subito contestato dai soliti burloni che passano per competenti. Insomma, cari signori, qui bisogna dare spazio all’ottimismo (bene quindi il superbonus al 110%) perché il clima di fiducia delle famiglie, sostiene l’Istat, è sotto 100, perché l’inflazione resterà stabilmente alta, perché il Pil si ridurrà pesantemente, perché dovremo vivere con una crescita lenta. Ecco perché c’è bisogno di qualche provvedimento incisivo per modificare le aspettative delle imprese e delle famiglie, per indicare che finalmente si sta facendo qualcosa di buono. Come invertire la rotta sui livelli salariali.

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