Milano, Sgarbi in difesa dello stadio simbolo: la partita (senza deleghe) a San Siro

Il sottosegretario sposa la linea salva-Meazza, Sal vini lo smentisce. Sala: Vittorio parla a nome del governo?

Rendering progetto San Siro

Rendering progetto San Siro

Milano - Vittorio Sgarbi non riuscirà a far gol nella partita per la difesa dello stadio di San Siro e, dunque, non riuscirà a stoppare il progetto di Milan e Inter, che vorrebbero costruire un nuovo impianto di fianco al Meazza e demolire quest’ultimo per realizzare un distretto sportivo e commerciale in quell’area. In Comune sono convinti che il vulcanico sottosegretario alla Cultura non ha i poteri necessari per far apporre un vincolo – monumentale o storico-relazionale – sulla Scala del calcio. Certo, Sgarbi sabato ha dichiarato "stiamo preparando un vincolo per tutelare il monumento, l’iter è già partito". Ma la posizione di Palazzo Marino resta la stessa dello scorso 5 novembre, quando il sindaco Giuseppe Sala scrisse alla premier Giorgia Meloni per chiederle quali fossero "gli effettivi ambiti di competenza del sottosegretario".

Ecco , ad oggi risulta che il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano non abbia assegnato nessuna delega specifica ai suoi sottosegretari e che le fughe in avanti di Sgarbi sui temi milanesi, dal futuro San Siro alla collocazione della Pietà Rondanini al Castello, stiano creando fibrillazioni nella maggioranza al Governo. Un esempio? Il ministro delle Infrastrutture e leader della Lega Matteo Salvini, sabato, ha smentito il sottosegretario alla Cultura: "Noi abbiamo assolutamente bisogno di uno stadio nuovo, moderno, sicuro ed efficiente. Ognuno si occupi del suo mestiere".

A proposito di mestiere, nella stessa missiva sopracitata, Sala si chiedeva: "Porre un vincolo non è forse di pertinenza della soprintendenza, sulla base di specifiche e complesse valutazioni tecniche – peraltro nel caso di specie già svolte – e non già per semplice volontà o discrezionalità di una figura politica come un sottosegretario?". La tesi del sindaco è che Sgarbi non possa far apporre un vincolo sul Meazza, perché quella è una decisione tecnica e non politica. Non a caso, il primo cittadino ricorda che nel 2020 l’ormai ex soprintendente milanese Antonella Ranaldi, ora diretta verso Firenze, decise che, pur se il primo anello di San Siro è stato costruito nel 1926, dunque oltre 70 anni fa, il limite temporale per prevedere un vincolo storico sull’impianto, del progetto originale dello stadio voluto dall’allora presidente del Milan Piero Pirelli è rimasto ben poco e dunque il vincolo non è necessario. Un via libera, di fatto, al progetto dei club e all’abbattimento del Meazza. Un progetto che però, dopo il dibattito pubblico che si è concluso lo scorso 18 novembre con la relazione del coordinatore Andrea Pillon, deve essere di nuovo valutato dalla Giunta Sala. L’impressione è che l’esecutivo di Palazzo Marino, entro metà gennaio, sia pronto a deliberare l’"interesse pubblico" del progetto riveduto e corretto da Milan e Inter nei mesi scorsi. Un vincolo, però, complicherebbe di molto l’iter.

La replica di Sgarbi alle tesi del Comune, intanto, non si fa attendere: "Non ho ancora le deleghe? Non è questo il tema ma Sala non lo capisce. Nessun ministro o sottosegretario può avviare un procedimento per stabilire un vincolo, ma lo può suggerire. Io ho dato un’indicazione politica. Ho letto la legge e ho detto al direttore generale del ministero Luigi La Rocca di applicarla nel caso di San Siro. Parlerò con La Rocca giovedì. L’articolo 10 comma 3 lett. d prevede un vincolo storico-relazionale su San Siro. Nel 2020 un Comitato di settore suggerì alla soprintendente Ranaldi di applicare il vincolo storico-relazionale e non monumentale". Ma la Ranaldi decise di non farlo. "Mi viene il sospetto che ci fu una pressione politica per non farle applicare l’indicazione del Comitato di settore".

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