Seveso, 118 esondazioni, tre quartieri alluvionati. Residenti infuriati: “Cartelli e sacchi in ritardo”

La furia dei cittadini alle prese con gli allagamenti. "Avvisi in strada solo durante il temporale" Il sindaco: la Protezione civile regionale ha diramato l’allerta gialla, quindi non preoccupante

MILANO - «La mia nipotina sta per compiere 9 anni. Quando è nata, nel 2014, ci sono state due esondazioni in una settimana. Ma una piena come quella di oggi non l’ho mai vista". E tutte le volte che il torrente Seveso si è gonfiato fino a inondare la città, Fabio Bisio, residente nel quartiere Niguarda e amministratore della pagina Facebook “Comitato basta esondazioni Seveso“ c’era.

Di episodi ne contano 118 dal 1975 a oggi, due volte e mezzo all’anno in media. Più di 20 concentrati tra il 2010 e il 2023. Fino a ieri, per l’esattezza, quando lo straripamento dovuto ai temporali che hanno interessato la Brianza e tutto il corso del fiume ha tenuto sotto scacco la città e in particolare la zona nord dalle 5.50 alle 12.05. Sommerse le zone di Niguarda, viale Zara, Isola e Garibaldi. Alle 5, il picco di 31 millimetri di pioggia caduti in un’ora ha gonfiato la piena, che ha scaricato in strada 60-70 metri cubi al secondo, troppi per tombinature che ne possono assorbire 40 al massimo.

Il maltempo ha messo ko pure sei cabine Unareti, lasciando senza corrente tremila famiglie. Una trentina gli alberi caduti, allagati i sottopassi Rubicone, Negrotto e Feltre. Traffico in tilt, governato a fatica da 79 pattuglie della polizia locale e super lavoro per i vigili del fuoco, impegnati in 97 interventi, Protezione Civile e Amsa.

«La nostra città – scrive il sindaco Sala sui suoi canali social – è stata colpita da una “bomba d’acqua“ di notevoli dimensioni. L’ultimo evento paragonabile risale al 2014. Segnalo che ieri sera (lunedì per chi legge, ndr ) era stata diramata dalla Protezione Civile regionale un’allerta gialla, quindi, in teoria, non preoccupante. Non è certo un’accusa, ma la constatazione di quanta imprevedibilità ci sia nelle condizioni metereologiche".

Imprevedibilità. "Forse per questo i cartelli di avviso e i sacchi di sabbia per contenere i danni ai palazzi sono arrivati tardi?", ribattono decine di cittadini alle prese con secchi e spazzoloni tra via Padre Luigi Monti e in via Valfurva, furiosi. "Se avessimo saputo, avremmo parcheggiato le macchine altrove". La risposta del Comune: "Sistemati lunedì sia cartelli e sia sacchi. La corrente potrebbe aver portato via alcuni sacchi". "Fatto sta che la mia macchina è piena d’acqua e non si accende – dice Davide Di Bartolomeo – in via Padre Monti; qui i cartelli di avviso sono stati messi in strada quando ormai era tutto allagato".

Scene da film in viale Zara e viale Marche, con cittadini costretti a guadare la corrente per attraversare la strada. Qualcuno, come Fausto Trincas, è rimasto bloccato in auto in viale Suzzani. "Sono qui dalle 6.30 – dice alle 11 –. Un disastro". In via Padre Reginaldo Giuliani "siamo intrappolati in casa senza corrente", aggiunge Claudia Camelia. Surplus di lavoro per gli esercenti, che si ritrovano a fare i conti con migliaia di euro di danni. "Lavoro qui da 34 anni – si sfoga Simone Alberto del "Simon’s Bar" di via Valfurva – e non ho mai visto un livello di acqua simile. Perché non sono stati messi per tempo gli avvisi? Tutte le confezioni natalizie, con i panettoni arrivati lunedì, sono da buttare".

Ora, andata via l’acqua, resta il fango. "E ci resterà per due mesi. Con detriti e pesci morti – conclude Bisio –. Con le vasche di laminazione, tutto questo si sarebbe potuto evitare. Ma al Parco Nord i lavori sono rimasti in stallo per due anni causa proteste. E le altre tre vasche, fuori città, di competenza della Regione, sono ancora in alto mare". Una metafora azzeccata. Intanto, dita incrociate perché il rischio idraulico resta: allerta gialla fino alle prime ore di questa mattina.

In via Borsieri, le lamentele sono le stesse. Alle 15, Andrea Italia, titolare del lounge bar Milano Island, accatasta divanetti e puff che la piena aveva spinto in fondo alla strada: "Li avevo comprati a giugno, rischio di perdere 11mila euro". Senza contare il cibo di cui dovrà disfarsi, causa stop temporaneo all’alimentazione dell’abbattitore. Poco più avanti c’è la ravioleria Olo Olo, gestita da Giulia Hu, che parla anche da presidente dell’associazione di via: "I tecnici di Mm hanno impiegato due ore per trovare i tombini. Senza contare che gli alberi non vengono potati da tempo".

Alle 15.30, via Porro Lambertenghi è ancora un fiume. All’angolo c’è "Beershow": i due giovani gestori spiegano con amarezza che dovranno sostituire i dehor esterni ("Danno tra i 7 e i 10mila euro", calcolano), ma trovano un motivo per sorridere nella sventura ("Così ne approfittiamo per cambiare il colore degli ombrelloni").

Francesco Rancati, co-titolare di Pub 24, sta in via Borsieri da inizio millennio e ha vissuto sulla propria pelle ben sei esondazioni: "Quelle più rovinose nel 2001 e del 2014. Risarcimenti? Spiccioli". Ora all’elenco va aggiunta quella di ieri: "Siamo stanchi – allarga le braccia –. Cosa fa il Comune? Chi ci ripaga adesso? Pensi che ci è toccato persino mettere il nastro biancorosso all’incrocio: le auto continuavano a passare e buttare acqua, nessuno ha pensato di chiudere la strada". Sotto accusa i tombini: "Sono intasati, manca la manutenzione". Gli unici superstiti sono quelli del Blue Note, che avevano montato le paratie: "Ne abbiamo viste troppe negli anni scorsi...".

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