Sesto, per pochi voti si va al ballottaggio tra Di Stefano e Foggetta

Il sindaco uscente di centrodestra si ferma intorno al 49%, lo sfidante di centrosinistra Foggetta conquista il 38,5%

Al centro, Michele Foggetta

Al centro, Michele Foggetta

Sesto San Giovanni (Milano) - Fino al pomeriggio nelle sedi dei comitati del centrodestra si parlava di vittoria al primo turno. Nella chat della Lega addirittura si parlava di "vittoria secca". Invece, Sesto San Giovanni torna al ballottaggio. Lo farà tra due settimane con le coalizioni tradizionali. Da un lato quella del sindaco uscente Roberto Di Stefano, che a tarda sera si attestava al al 48,9%, e dall’altra con Michele Foggetta, il candidato del centrosinistra, che ha raggiunto il 38,8%.

Nel comitato elettorale di via XX Settembre sono tutti fuori, attorno a un tavolo con patatine e birre. Chi sta al telefono a sentire le ultime sezioni scrutinate e a tenere i conti, chi gioisce.

Maglietta a mezze maniche, la compagna Maria accanto e il piccolo Elias in braccio, Foggetta si siede su una panchina dopo le settimane di corsa elettorale. "Ora si ricomincia dallo zero a zero, perché un ballottaggio è sempre una partita a sé. Non era affatto scontato, soprattutto dopo aver visto la bassa affluenza. Ecco, da qui bisognerà ripartire. Avevamo pensato e sperato di mobilitare più persone: significa che dovremo lavorare per far tornare i sestesi a partecipare alla vita politica della loro città".

Appena il 49,11% degli elettori ha votato: si sono persi per strada 1.235 sestesi rispetto al 2017, che già registrò il minimo storico a Sesto, e addirittura 5.500 voti rispetto alle Europee del 2019. L’astensionismo avrebbe dovuto premiare il sindaco uscente Roberto Di Stefano, che ieri sera non era in nessuna sede dei comitati delle sue liste a sostegno. "Probabilmente è a casa, magari si starà riposando", dicevano i compagni di viaggio.

"Sei candidati, 15 liste: il ballottaggio ci sta, matematicamente era uno scenario probabile. Il gradimento personale è altissimo: la sua civica prende il 30% e ha cannibalizzato Lega, Forza Italia e Fdi". In municipio l’aula consiliare è rimasta chiusa a chiave: è stato allestito solo un punto stampa nella sala del secondo piano, riservata alle riunioni e alle commissioni quando si facevano in presenza.

Il voto polarizzato ha tenuto banco in città, non permettendo di sfondare a nessuna delle altre candidature. Il veterano Paolo Vino, che domenica confessava di puntare "alla doppia cifra" si ferma al 6,14% e il volto nuovo Massimiliano Rosignoli, sostenuto da Azione e Italia Viva, al 2,75%. Eleonora Tempesta di Italexit fa l’1,86% e lo storico e stoico Silvio La Corte, che ha corso da solo con la Coalizione della Sinistra, l’1,57%.

 

 

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