Separata, tre figli, indigente: "Troppo povera anche per un alloggio popolare"

Secondo la legge regionale non può ottenere il punteggio massimo

Separata, tre figli, indigente: "Troppo povera anche per un alloggio popolare"

Separata, tre figli, indigente: "Troppo povera anche per un alloggio popolare"

Emergenza abitativa anche a Cinisello, dove una 40enne di origine tunisina, separata con tre figli di 10, 12 e 17 anni, è sotto sfratto esecutivo. Nei giorni scorsi, la signora ha ottenuto una proroga fino a 3 mesi, ma senza una presa in carico l’uscita da casa sarà solo rimandata a primavera. La famiglia da tempo vive in un alloggio in via Giolitti che l’Aler concesse alla cooperativa "La Cordata" per destinarlo, su segnalazione del Comune, a nuclei famigliari con problemi sociali e fragilità economiche. "Da diversi anni la donna è seguita dai servizi sociali. Questo progetto prevedeva un recupero dell’autonomia economica. Purtroppo le cose sono andate diversamente perché la signora ha sempre trovato occupazioni regolari per poche ore e con importi mensili di circa 400/500 euro, più qualche lavoretto occasionale come domestica", racconta Ermanno Ronda del sindacato Sicet Milano. Il programma di accompagnamento sociale del Comune si è concluso, determinando lo stop del pagamento degli affitti da parte della cooperativa. Così, è scattata la procedure di sfratto "senza che sia stata trovata una soluzione alternativa, se non la strada". I percorsi standard non sono serviti. "A luglio come Sicet avevamo chiesto al Comune di riprendere in carico la famiglia e di adoperarsi per sospendere lo sfratto". Sempre tramite il Sicet, a ottobre la signora ha presentato domanda per la casa popolare. "A causa del suo basso reddito è stata collocata nella categoria degli indigenti: in questo settore gli alloggi pubblici messi a disposizione non possono superare il 20% del totale, quindi uno, due o, quando va bene, tre a bando.

A ciò si aggiunge il fatto che la famiglia risiede in Lombardia e a Cinisello da circa 8 anni e, secondo la legge regionale, non può ottenere il punteggio massimo - spiega Ronda -. In sintesi, la signora si è trovata fuori dalla possibilità di avere a breve una soluzione abitativa perché troppo povera anche per le case popolari". Il sindacato da tempo lotta perché la legge regionale per l’edilizia residenziale pubblica venga cambiata. "Per noi discrimina i più poveri, gli stranieri e chi si trova sotto sfratto o in emergenza abitativa. Per questi motivi la Corte Costituzionale si è già espressa e qualche piccolo cambiamento è stato ottenuto, ma questo ennesimo sfratto è la prova reale che la politica regionale è un disastro perché condanna le famiglie bisognose a vivere sulla strada o a soluzioni abitative indegne".

La.La.