Senza educazione non ci sarà mai la vera pace

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Maria Rita

Parsi

amore non è un braccio di ferro. L’amore è un abbraccio. Un vero, sincero, forte abbraccio quando, non per manipolazione o formalità, si stringe a sé l’altro. E l’altro si stringe a te, per sottolineare e confermare una fiducia, un riconoscimento e un investimento affettivi alla base del costruirsi e del costruire, con l’altro, un’alleanza durevole con la vita. Un solido ponte tra il benessere e l’interesse personali e quelli dell’altro eo degli altri. E, ancora, tra il benessere psicofisico e mentale e gli interessi sociali, culturali, economici di un individuo e quelli di una famiglia, di una comunità, di una collettività. Di un Paese e, dunque, di ogni Nazione del mondo. Ma proprio come avviene nelle famiglie disfunzionali – laddove a segnare dolorosamente e rancorosamente i rapporti è il conflitto tra i genitori, la loro inestinguibile “Guerra dei Roses” e la “violenza assistita” a cui soggiaciono i figli, bambini impotenti e, crescendo, ragazzi e ragazze oppositivi, violenti, sfuggenti o in fuga, e ancora chiusi, depressi, dipendenti da sostanze e virtuale – così avviene nei governi e tra i governi delle Nazioni. Laddove i conflitti non trovano responsabili mediatori, le guerre continuano. Per esprimere la lava incandescente di frustrazioni, incomprensioni, inibizioni, rifiuti, tradimenti, violenze a lungo patite, e a lungo covate. Vero è che la famiglia è specchio delle società che l’insieme delle famiglie va a costituire quale identità collettiva di un Paese. Siano famiglie tradizionali, mononucleari, allargate, affidatarie, adottive, interetniche e, perfino, “virtuali” come nel caso del giapponese che ha sposato un ologramma!

Ma nulla è possibile che cambi se non si investe nella scuola la quale, oltre all’antiquato gioco del dare i voti, dovrebbe fornire alle famiglie, agli educatori e agli studenti, quel sostegno e quella prevenzione del disagio, della povertà reale ed educativa, necessari per favorire lo sviluppo di una società libera, democratica, rispettosa delle leggi e della diversabilità. Perché, come sostiene la filosofia greca, “La cultura è tutto. La cultura è per sempre”. E se non si potenzia al massimo l’impegno culturale, laddove vengano curati salute mentale e psicofisica degli individui, dei governanti e della collettività e se non si pratica l’uso delle più avanzate scoperte in ambito spirituale, storico, filosofico, scientifico, pedagogico, sociologico, psicologico, neurologico, psicoanalitico, non si potrà costruire quel ponte che consente la crescita e favorisce l’attraversamento di persone e comunità verso una visione solidale, costruttiva, pacifica, umana del Mondo. C’è la necessità di superare la “Sindrome dell’orticello”, della narcisistica irresponsabilità, individuale e collettiva che, per sedare i complessi d’inferiorità, sacrifica la salvifica potenza del bene comune in ragione dei più biechi, personalistici individualismi. E può immettere in un tunnel senza luce le energie e le speranze dei figli come dei popoli, allorquando chi, sia in famiglia come nelle Nazioni, ne orienta, ne amministra, ne governa le sorti ma, al contempo, non è in grado di ridimensionare la mortale asprezza dei contrasti, delle frustrazioni e dei vuoti che l’hanno determinata. Per trasformarla in occasione di crescita, di vero cambiamento, di Pace.

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