MARIO CONSANI
Cronaca

"Sei proprio uno stupido" Dirlo a un politico si può

Il tribunale civile respinge la richiesta danni del deputato leghista Borghi apostrofato così da un prof di Economia che criticava la sua idea dei mini bot

di Mario Consani

Dare dello “stupido“ a un politico è possibile. Dovrà farsene una ragione Claudio Borghi, deputato leghista e responsabile economico del Carroccio, che pretendeva di essere stato offeso in diretta tivù a “L’aria che tira“, su La 7, da un professore dell’università di Pavia che criticando pesantemente l’idea (in realtà mai decollata) dei mini bot immaginati dall’onorevole leghista, disse: "Borghi è uno stupido, è uno stupido".

A sdoganare il “complimento“ verbale regalatogli in quell’occasione da Riccardo Puglisi, docente di Economia dell’ateneo pavese e da sempre antisovranista, è stato il tribunale civile che ha respinto la richiesta di danni per diffamazione avanzata da Borghi nei confronti del suo antagonista.

Per il giudice pavese Massimiliano Sturiale, che di fatto ha accolto le tesi difensive sostenute dagli avvocati Giulio Enea Vigevani e Beatrice Boschi, quell’"è uno stupido" non va considerato "un attacco personale nei riguardi del ricorrente", ma "è utilizzato al fine di rendere efficace il discorso e richiamare l’atttenzione di chi ascolta".

Lo scontro televisivo tra Puglisi e Borghi risale al giugno dello scorso anno e verteva proprio sulla possibilità dell’emissione di fantomatici mini bot, accarezzata per qualche tempo da parte leghista per mettere una pezza al traballante bilancio statale all’epoca del governo gialloverde Conte 1. Ipotesi che Puglisi criticò vivacemente. "Nel far ciò l’aggettivo “stupido“ è stato utilizzato non al fine di etichettare la persona Borghi ma proprio per giudicare le sue idee economiche", osserva il giudice. E ancora: "l’epiteto “stupido“ utilizzato per vero più volte, si inserisce, quindi, in un più ampio giudizio negativo che il Puglisi fa dell’operato politico del Borghi"

E se il tono è "volutamente polemico e aspro", ammette il giudice, non va dimenticato "il rilievo pubblico della persona del Borghi il quale svolge il ruolo di politico di professione". E perciò, nella "valutazione comparativa degli interessi in gioco" (da una parte c’era l’onorabilità dell’onorevole, dall’altro il sacrosanto diritto di critica ribadito anche dalla giurisprudenza in sede europea) per il tribunale "occorre anche tenere conto della perdita di carica offensiva di alcune espressioni nel contesto politico, in cui la critica assume spesso toni aspri e penetranti quanto più è elevata la posizione pubblica del destinatario". Nell’attuale contesto dei talk show televisivi, insomma, uno “stupido“, non si nega più a nessuno.