
Liliana Ferri, insegnante di diritto ed economia
Milano, 11 dicembre 2015 - Assunta a 63 anni. Nell’Italia sempre più «over» demograficamente e dai contratti a tempo indeterminato assegnati con il gontagocce, può succedere anche questo. Che grazie al piano di assunzioni della riforma della Buona Scuola una «sciura» milanese possa raggiungere l’agognato posto fisso in un’età anagraficamente non certo più «verde». Una «sciura» insegnante, peraltro, non di poco conto visto che Liliana Ferri, ha insegnato da precaria, negli ultimi anni, diritto ed economia – all’occorrenza anche inglese e sta imparando l’arabo visti i tempi – ai detenuti del Carcere di San Vittore.
Finalmente il posto fisso. «Dopo 27 anni di servizio. Ma questa riforma mi sembra un bluff. Hanno messo di tutto nelle scuole: sono stati assunti anche avvocati mai stati in classe, solo in virtù di un’abilitazione che ha permesso loro di essere in graduatoria».
Aveva mai avuto speranze? «Fino a ieri no. Nell’ultimo decennio, per le cattedre di diritto, veniva regolarizzato un precario all’anno. A settembre ero quinta in graduatoria. E siamo entrati tutti e 250-260».
Assunzione fresca? «Arrivata con la Fase C, sull’organico funzionale, da utilizzare su progetti interni alla scuola. Ma spero di restare dove sono».
Dove insegna? «Da tre anni sono distaccata sul Carcere di San Vittore, insegno diritto ed economia al secondo reparto speciale, in quello femminile, nella scuola e all’ospedale. Seguo anche lo sportello legale: devo spiegare temi come le fasi del processo o la legge svuotacarceri ai detenuti. Ghe n’è da fa’ lì. Prima invece seguivo il progetto legalità portando i ragazzini delle superiori milanesi nelle case circondariali o in altre iniziative».
Ora rischia di lasciare? «Tecnicamente sono stata nominata a tempo indeterminato sull’istituto Moreschi. Ho ottenuto un differimento e dovrei cominciare a luglio, ma spero di ottenere di nuovo il distacco su San Vittore. Anche perché non è così facile avere a che fare con persone di diversi livelli di alfabetizzazione ed etnie. Devi avere polso ed esperienza. Io conosco cinque lingue straniere e sto imparando l’arabo. Una volta mi hanno chiesto di sostituire il docente di inglese in ritardo. È andata bene».
Non una scuola semplice. «Gli studenti hanno dai 19 ai 60 anni. Dopo un po’ ci si conosce, si chiacchiera. Scherzo sempre con le guardie penitenziarie: se scoppiasse una rivolta i detenuti sarebbero i primi a proteggermi. Ho avuto modo di scambiare due parole anche con Boettcher, con la Levato, con Pizzocolo. Il carcere è un mondo che devi conoscere bene per farti valere come insegnante. Rieducare i detenuti non è facile. Eppure, sono ancora senza contratto».
Come? «A San Vittore non c’è la scuola superiore, ma le elementari, le medie, il post-medi e e i corsi di alfabetizzazione. Per rendere regolare la mia posizione, per quest’ultimo anno da precaria cominciato già a settembre, devo essere messa sotto contratto dal Centro per l’istruzione degli adulti, il Cpia, dell’istituto Bertarelli. Sto aspettando. Pensi se fosse successo a una giovane insegnante proveniente dal Sud Italia».
La sua assunzione arriva a poca distanza dalla pensione... «Compio 64 anni il 13 dicembre. ho 37 anni di contributi, potrei insegnare ancora per un triennio. Ma ci sono colleghi assunti a tempo indeterminato tra i 55 e i 60 anni con soli 20 anni di contributi. Dovranno lavorare fino ai 75 anni?».
Stipendio? «Per i giovani si sta sui 1460 euro, 1390 con detrazioni. Per me circa 1760 euro. Con 18 ore alla settimana non mi lamento».