Scontri prima di Inter-Napoli, l'arrestato: "Agguato deciso da capo ultrà nerazzurro"

A San Vittore interrogatori dei tre arrestati: spunta il nome di un leader della curva nerazzurra ed emerge un piano quasi militare per l'agguato

Scontri prima di Inter-Napoli, un morto e quattro feriti

Scontri prima di Inter-Napoli, un morto e quattro feriti

Milano, 29 dicembre 2018 - "Il mio assistito ha ammesso di aver preso parte agli scontri ma ha declinato responsabilità sull'organizzazione", ha spiegato l'avvocato Mirko Perlino all'uscita della Questura di Milano dove ha accompagnato il capo ultrà dell'Inter chiamato in causa da uno degli arrestati, dopo gli incidenti prima della partita Inter-Napoli, che hanno causato la morte di un ultras di Varese, Daniele Belardinelli e il ferimento di quattro tifosi napoletani, con l'ulteriore conseguenza della decisione di chiudere lo stadio ai tifosi per due partite e di vietare le trasferte nerazzurre. Il difensore ha aggiunto che il tifoso non ha fatto altri nomi. Nei confronti del capo ultrà non sono stati presi provvedimenti. L'uomo potrà quindi lasciare la questura di Milano.

A fare il suo nome è stato uno dei tre tifosi interisti arrestati giovedì, perché individuati nel centinaio di persone che la sera prima, in un attacco definito dal questore di Milano "squadrista" hanno preso di mira la carovana di minivan di napoletani, dando vita alla guerriglia urbana.  Oggi, infatti, il gip Guido Salvini ha interrogato in carcere a San Vittore i tre tifosi arrestati per decidere la convalida dell'arresto. Si tratta di tre interisti, tutti sotto i trent'anni, accusati di rissa aggravata e lancio di razzi.  Proprio durante uno degli interrogatori sarebbe stato fatto il nome di uno degli ispiratori dell'assalto: nome che ha costretto Mirko Perlino, l'avvocato dello stesso tifoso interrogato a rinunciare al mandato, in quanto l'ultrà indicato era già un suo assistito. L'interrogatorio è proseguito quindi con l'assistenza di un altro legale. Hanno ammesso di esser stati presenti agli scontri ma hanno precisato di non aver avuto contatto con i tifosi napoletani gli altri due arrestati. Assistiti dall'avvocato Antonio Radaelli, davanti al gip Guido Salvini i due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e hanno rilasciato dichiarazioni spontanee.

Dagli interrogatori è emerso che bastoni, mazze, spranghe, tutto l'arsenale utilizzato dagli ultras dell'Inter, ma anche di Varese e Nizza per l'assalto alla carovana dei van dei tifosi napoletani dello scorso 26 dicembre si trovavano già sul posto quando gli oltre cento assalitori sono arrivati al punto in cui era stato deciso l'agguato.  Dal racconto di uno dei tre, in particolare, (due hanno fatto dichiarazioni spontanee in ordine al loro ruolo) sarebbe emerso un piano quasi militare in cui i ruoli erano ben definiti e compartimentati, con tanto di autisti che avrebbero fatto salire quattro ultras a bordo di ogni auto (altri sarebbero arrivati a piedi) per giungere sul posto dove già si trovavano le armi per l'assalto. A quanto si è appreso, la decisione dei gip di Milano Guido Salvini se mantenere in carcere i tre, come chiesto dai pm Maria Letizia Mannella, Michela Benedetta Bordieri e Rosaria Stagnaro dovrebbe venire nella giornata di domani.

Da alcune indagini difensive sarebbero emersi dubbi sulla ricostruzione dell'incidente costato la vita a Belardinelli. La vettura, indicata come un Suv, stando a indagini difensive, sarebbe stata diretta verso lo stadio, non in uscita da Milano come da una prima ricostruzione, e avrebbe invaso la corsia opposta. Così come rimane da capire se il conducente della vettura avesse a che fare con gli scontri o passasse per caso. Il conducente è ancora ricercato.  

Un audio "senza censure" che riporta il commento di un ultras napoletano nei momenti immediatamente successivi agli scontri avvenuti il 26 dicembrea Milano, prima di Inter-Napoli, è stato acquisito dagli investigatori che indagano sull'agguato di via Novara, in cui è morto L'audio era circolato ieri pomeriggio su un sito degli ultras napoletani, dove però alcuni nomi dei presenti citati erano stati coperti. Ieri sera su una emittente televisiva sportiva, invece, e poi su un sito degli ultras dell'Inter l'audio è stato mandato in onda "pulito". Ora è stato acquisito dalla Polizia di Stato. In esso, oltre a frasi e valutazioni su quanti feriti ci fossero e sulle modalità degli scontri, in cui sarebbero stati coinvolti 100 tifosi napoletani (più o meno tanti quanti erano gli interisti aggressori) si fa esplicito riferimento a un presunto gruppo della curva partenopea, "La paranza del Barone" e a un non meglio precisato "furgone di Carmine di Napoli". Durante la spiegazione concitata dell'accaduto si fa anche riferimento a una breve "tregua" negli scontri, durante la quale i tifosi  napoletani hanno permesso agli interisti di "riprendersi uno che sembrava morto" (probabilmente Belardinelli, ndr) e per questo dopo sono stati "applauditi" dai rivali nerazzurri.

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