Scompenso cardiaco, l’obiettivo: la qualità della vita dei pazienti

La ricercatrice Carolina Greco, specializzata in metabolismo circadiano, mira a migliorare le terapie per lo scompenso cardiaco. Concilia la carriera con la maternità e vede un cambiamento positivo nella ricerca scientifica in Italia.

Scompenso cardiaco, l’obiettivo: la qualità della vita dei pazienti

La ricercatrice Carolina Greco

Classe 1986, un dottorato in medicina traslazionale all’università di Milano-Bicocca, Carolina Greco ha trascorso diversi anni negli Stati Uniti, nel Centro per l’epigenetica e il metabolismo dell’Università della California Irvine. Nel 2021 è rientrata in Italia, dove oggi è ricercatrice e assistant professor di Humanitas University, oltre che junior group leader nell’omonimo istituto clinico, dove dirige il laboratorio di metabolismo circadiano.

Com’è nata la sua passione per la scienza?

"Quando avevo 15 anni ho seguito un corso estivo, prima di zoologia quindi di biochimica, in un college degli Stati Uniti. Ho capito che quella sarebbe stata la mia strada".

Qual è l’oggetto dei suoi studi?

"Il legame fra i ritmi circadiani e lo scompenso cardiaco. Ogni organo del nostro corpo ha un orologio interno, che ne regola i ritmi e si muove in sincrono con l’ambiente esterno. Il progetto punta ad indagare come cambiano questi orologi, in presenza di uno scompenso cardiaco. Stiamo inoltre cercando di capire se il cuore agisca come organo endocrino, ossia se rilasci delle proteine che possono avere effetti su altri organi, ad esempio il fegato.

Qual è l’obiettivo?

"Perfezionare le terapie farmacologiche, il decorso clinico e la qualità di vita dei pazienti affetti da scompenso. Fare scoperte che possano avere delle ricadute sociali: è questo la scopo di ogni ricerca scientifica.

Lei è mamma di due bambini. È difficile conciliare scienza e vita privata?

"Non più che in altri settori. Gli stipendi se ne vanno tra scuole e baby sitter, ma non ho mai percepito i figli come un ostacolo alla professione. Le donne sono svantaggiate? Non credo che la ricerca sia una questione di genere, piuttosto di passione e perseveranza".

Esiste ancora il problema della fuga dei cervelli?

"L’Italia sta diventando via via più competitiva. Sempre più spesso i ricercatori vi fanno ritorno, dopo un periodo di formazione all’estero".

Che dire del finanziamento Erc?

"È molto più di un riconoscimento: è una straordinaria opportunità per fare scienza di frontiera ad alto impatto.

A.Z.