REDAZIONE MILANO

Il Signore che ferma il metrò: "Milanesi, so che mi odiate ma vi dico perché sciopero"

Il leader Cub e la nuova protesta dell’11 giugno di Giambattista Anastasio e Nicola Palma

Sciopero dei mezzi pubblici

Come anticipato ieri da «Il Giorno», giovedì 11 giugno a Milano sarà di nuovo sciopero dei mezzi pubblici. Solo il 15 maggio scorso i sindacati di base avevano risposto alla precettazione disposta dal Prefetto Francesco Paolo Tronca, d’intesa con Atm, Comune e forze dell’ordine, annunciando una nuova agitazione «entro i primi dieci giorni di giugno». E la promessa è stata mantenuta, sia pur con un leggero slittamento della data. A proclamarla è stata la Confederazione Unitaria di Base, in breve «Cub», capitanata a Milano e in Atm da Claudio Signore. Ma come da copione delle ultime proteste, alla Cub si unirà anche l’Unione Sindacale di Base (Usb), come già annunciato da Aldo Pignataro, segretario regionale dell’organizzazione sindacale. Nei prossimi giorni, come da prassi, il Prefetto convocherà i sindacati promotori della protesta nel tentativo di trovare una mediazione che possa infine scongiurare l’agitazione. Difficile, ma non escluso, un nuovo ricorso alle precettazioni. Sì, perché lo sciopero del 28 aprile ha dimostrato come nel complesso sistema della mobilità bastino adesioni in postazioni strategiche per far chiudere tutte e quattro le linee metropolitane che servono la città.

 

Milano, 2 giugno 2015 - Claudio Signore, tranviere Atm e leader dei Cub: il suo nome e quello della “sua” organizzazione sindacale fanno ormai rima con «sciopero dei mezzi pubblici». C’è chi dice siate gli «stakanovisti dello sciopero». «Per contro c’è chi fa il sindacalista ignorando duemila firme di altrettanti lavoratori che chiedono proprio ai loro sindacalisti di rinunciare a qualche ora di permesso per contribuire alla causa insieme a tutti gli altri, in modo che i sacrifici necessari in un momento eccezionale quale l’Expo siano equamente ripartiti».

Comunicazione di servizio per chi legge: Signore ce l’ha coi confederali. Quello dell’11 giugno sarà, però, l’ennesimo sciopero. «Per quanto riguarda la Cub, è il quarto da marzo ad oggi».

Uno al mese, senza contare quelli indetti da altre sigle sindacali. Percepisce l’esasperazione dei milanesi? «Lo so, i passeggeri probabilmente mi odiano. Ma a loro voglio chiedere: quali altri strumenti ha un lavoratore per far valere i propri diritti e cercare di migliorare la propria condizione lavorativa se non lo sciopero? Vorrei fosse chiaro che quello dei trasporti è un settore particolare: battersi perché gli autisti dei mezzi pubblici abbiano turni e paghe migliori, significa battersi anche per la tutela dei passeggeri. Vorrei infine che i passeggeri sapessero che se il Comune e l’azienda fossero disponibili a riaprire un tavolo di confronto non solo sull’accordo Expo ma anche sulla sua eredità futura, noi non avremmo bisogno di scioperare. L’assessore ai Trasporti dice invece che temi quali la durata dei turni degli autisti non sono di sua competenza».

I motivi della protesta, però, sono spesso così eterogenei da far venire il sospetto che siano in realtà pretesti. Che la partita sia un’altra, che la tal sigla voglia misurare e dimostrare la propria forza alle sigle rivali. «Su questo voglio essere molto chiaro, perché lo sciopero è un tema e un diritto molto serio. L’11 giugno noi sciopereremo perché riteniamo insufficienti le 90 assunzioni fin qui programmate da Atm a fronte di un fabbisogno che, solo per il personale viaggiante delle linee di superficie, è di almeno 400 persone. Sciopereremo contro il limite massimo di 15 giorni di ferie fissato per i sei mesi dell’Expo nonostante ci sia una giacenza media di 50 giorni di ferie arretrate, sciopereremo per chiedere che il taglio o lo spostamento dei riposi, previsto sempre nel semestre Expo, avvenga solo su base volontaria. Infine, sciopereremo per chiedere che i soldi dati oggi come premio per gli straordinari fatti durante l’evento diventino fissi attraverso la revisione di indennità che sono ferme da 20 anni. Senza contare il contratto nazionale di lavoro, in attesa di rinnovo dal 2007».

Di che indennità parla esattamente? «Parlo dell’indennità di guida, di presenza e dell’indennità di galleria, riconosciuta a chi lavora nelle metropolitane. La loro retribuzione oscilla, a seconda dei casi, dai 50 centesimi ad 1 euro all’ora».

La questione indennità, come da lei specificato, risale a tempo addietro. Se non ci fosse stata la vetrina dell’Expo, avreste avvertito la necessità di questi scioperi in serie? «È stato sottoscritto - non dalla Cub - un accordo sindacale ad hoc proprio per l’Expo. Normale si scioperi ora».

Il presidente di Atm, Bruno Rota, nei giorni scorsi ha dichiarato che più i lavoratori toccano con mano l’accordo Expo e più lo comprendono. Voi siete sicuri di avere ancora i lavoratori dalla vostra? «Le parole di Rota mi ricordano quelle proferite da Giuliano Pisapia poco prima del 28 aprile. Allora il sindaco disse che non ci sarebbero stati scioperi o disagi perché tutte le maggiori sigle sindacali avevano firmato con Atm un accordo sul semestre Expo. Poi sappiamo tutti come è andato lo sciopero del 28 aprile. Ora Rota rischia di commettere lo stesso errore. Tra i lavoratori il malcontento persiste. E ora che Atm è chiamata a dare risposte al piano ferie presentato dai dipendenti potrebbe anche acuirsi».

Quando è attesa la risposta? «Da domani in avanti ogni giorno è buono».

Però Atm ha già garantito 15 giorni di ferie. «Quello è un tetto massimo, non una soglia minima».

Non è che ha indetto lo sciopero dell’11 per far pressione sull’azienda proprio nei giorni in cui è chiamata a decidere sulle ferie? «Sapevo me l’avreste chiesto. Non è così. Le ragioni sono quelle che ho già esposto».