ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Sciopero della Guardia Medica: "Situazione insostenibile"

Disagi per i cittadini durante il Ponte di Sant’Ambrogio

La Guardia medica (foto repertorio)

Milano, 16 novembre 2017 - La Guardia medica di Milano, per la prima volta nella sua storia, farà uno sciopero per quattro giorni, dal 7 al 10 dicembre, in coincidenza con il ponte per le festività di Sant’Ambrogio e dell’Immacolata. «Sappiamo che questa decisione provocherà disagi alla cittadinanza e ci scusiamo in anticipo -affermano -. Ma le abbiamo provate tutte. I numerosi incontri con l’Ats non hanno prodotto risultati concreti. Questa è l’unica forma che ci è rimasta per far sentire il nostro dissenso verso la riorganizzazione di un servizio vitale che l’ex Asl ha voluto stravolgere, mettendo a rischio la salute dei milanesi e umiliando la professionalità dei medici», ha spiegato Giovanni Campolongo, responsabile provinciale per la categoria del Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani.

Quando gli studi medici sono chiusi, la continuità assistenziale consente di contattare telefonicamente un medico, per una consulenza, e concordando un’eventuale visita domiciliare o ambulatoriale: il servizio è attivo tutte le notti dalle 20 alle 8 e dalle 8 alle 20 solo nei prefestivi, festivi (incluso sabato e domenica). Due le criticità messe all’indice da Snami: l’organico ridotto all’osso e il nuovo modello di centrale operativa. «La carenza di personale ormai è strutturale. Chiediamo almeno la presenza di 4 medici in ogni postazione. Attualmente, nelle nove presenti a Milano (una per municipio ndr) ne operano in totale 22. Dovrebbero essere almeno 36: ci sembra una richiesta ragionevole. Se dovessimo considerare l’accordo collettivo nazionale che prevede un rapporto ottimale di 1 medico di continuità assistenziale ogni 5mila residenti, a Milano ce ne dovrebbero essere 273». La situazione si complica nei 6 ambulatori cittadini, aperti dalle 8 alle 20 solo nei prefestivi e festivi.

Come ha raccontato «Il Giorno», al distretto 5 di Bande Nere il 31 ottobre centinaia di pazienti hanno dovuto attendere oltre 4 ore per farsi visitare, a causa della presenza di un solo dottore. «In via Cherasco il primo novembre l’ambulatorio era chiuso perché nessuno era disponibile a coprire la postazione. Nell’ultimo mese hanno dato le dimissioni dalla continuità assistenziale una ventina di colleghi» rivela Campolongo. Penalizzato anche il servizio a domicilio: «Praticamente dimezzato, gestito solo da 4 medici». Ad essere messa sotto accusa è anche la riorganizzazione, dal 2 ottobre, della centrale operativa di continuità assistenziale, gestita non più da medici ma da operatori «laici» di Areu che raccolgono i dati dei pazienti e poi passano la chiamata alla postazione di pertinenza.