REDAZIONE MILANO

Sciopero al Gentileschi. Poi la tregua con la preside

Gli alunni fuori dall’istituto: "Procedure non rispettate". Da oggi scatterà. la didattica a distanza

di Federico Dedori

Scuola, 11mila nomine completate, con 112mila domande e 4mila correzioni. Sono i numeri forniti ieri dal provveditore Marco Bussetti: "La risposta è stata efficace: siamo stati ancora una volta tra i primi in Italia in rapporto ai numeri significativi da gestire – ha commentato il dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Milano –. Perché alcune scuole sono ancora senza insegnanti? Numerosi docenti hanno rinunciato o si sono dichiarati assenti. Sul sostegno, per esempio, abbiamo assegnato 250 cattedre dopo aver convocato 3mila persone, un rapporto che da solo fa capire il lavoro che c’è dietro una nomina. Purtroppo, restano ancora scoperte 700 cattedre per i nostri ragazzi più fragili"; e sul punto l’ex ministro dell’Istruzione ha annunciato che non passerà "la palla" ai dirigenti scolastici "perché abbiamo deciso di non gravare ulteriormente sulle scuole: ci siamo fatti carico del completamento dell’assegnazione dei posti residui. Lo faremo da domani, scorrendo i nominativi fino alla posizione 12.000 dalle graduatorie incrociate. Lo stiamo facendo perché è così che si agisce di fronte all’emergenza: collaborazione, buonsenso, spirito di squadra. Non attacchi, non polemiche strumentali". Intanto ieri è andata in scena una protesta a Palazzo Lombardia con lo slogan: "La scuola non si chiude né in Campania né altrove".

In piazza si sono ritrovati studenti, docenti e genitori: "Scuole aperte, Cpr chiusi", "La scuola non chiude se non chiude tutto il resto", "Scuole aperte, industria bellica chiusa" e "Non si chiude la scuola senza aver prima potenziato i trasporti" alcuni dei cartelloni che i manifestanti hanno esposto durante la protesta. Il timore diffuso tra i partecipanti è che la Lombardia segua l’esempio del governatore della Campania Vincenzo De Luca, che ha chiuso le scuole fino al 30 ottobre per contenere l’impennata di contagi. Il presidio è stato organizzato in tutta Italia dal comitato Priorità alla scuola; a Milano hanno aderito anche Cgil Flc, Unione degli Studenti e Coordinamento dei Collettivi. "Chiediamo da aprile di investire su salute e scuola – ha spiegato Maddalena Fragnito, portavoce della sezione milanese –. Dopo solo 27 ore di presenza per studente, il governatore De Luca ha deciso di chiudere la scuole senza batter ciglio. In questa emergenza, troppo spesso la scuola è stata usata come capro espiatorio". Il comitato chiede che "i docenti precari vengano stabilizzati, il diritto all’istruzione in presenza sia garantito, il trasporto pubblico implementato e che venga rimesso il medico all’interno delle scuole". L’ultimo decreto ministeriale non convince Fragnito: "Il presidente del Consiglio Conte gioca a fare lo scaricabarile". Dal canto suo, l’Unione degli Studenti ha organizzato per venerdì una serie di sit-in all’esterno di otto scuole superiori milanesi per contestare la gestione del rientro in aula. "La scuola non è mai una priorità, né dei Comuni né della Regione né del Governo – ha attaccato Jessica Merli, Cgil Flc –. Il mondo del lavoro è molto più flessibile, bisognerebbe lavorare su quello. Nonostante il nostro impegno, il tempo pieno non è ancora garantito quasi per la totalità delle scuola".