Milano, 11 novembre 2018 - Per anni hanno macinato chilometri sulle strade, facendo la spola tra ospedali e presidi medici. E ora rischiano di perdere il posto di lavoro. Gli informatori scientifici della multinazionale francese Sanofi, uno dei maggiori gruppi farmaceutici, sono sul piede di guerra per una procedura di mobilità che coinvolge oltre 70 dipendenti impiegati su alcune linee - medicina generale, diabete e cardiovascolare - che hanno sofferto l’impatto dovuto all’ingresso dei biosimilari e all’abbassamento dei prezzi. Domani si riuniranno in presidio davanti alla sede milanese di Assolombarda, in via Pantano, dove è in programma un incontro tra l’azienda e i sindacati Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil. In contemporanea andrà in scena una protesta a Roma, davanti al ministero della Salute.
«L’azienda ha giustificato i licenziamenti con il calo di fatturato sulle linee - spiega Giancarlo Lombardo, segretario della Filctem-Cgil Milano - e nel frattempo sta assumendo nuovi informatori su altre linee di farmaci dove si registra una forte crescita, in particolare oncologia e malattie rare. Chiediamo che i dipendenti vengano ricollocati, anche perché hanno un bagaglio di competenze ed esperienza. L’azienda è in piena salute - prosegue - e in modo contraddittorio licenzia e assume contestualmente». Si tratta in quasi tutti i casi di lavoratori con più di 50 anni, che difficilmente riuscirebbero a ricollocarsi sul mercato del lavoro. Il licenziamento dovrebbe scattare dal 25 novembre, quando scadranno i termini per la difficile trattativa fra Sanofi e sindacati. La multinazionale del farmaco replica sostenendo che «è in corso un dialogo costruttivo con le organizzazioni sindacali che ha già portato alla riduzione del numero di esuberi da 84 a 75».
Sanofi, con sede legale e commerciale a Milano e 1.352 dipendenti e collaboratori nei siti, tra cui lo stabilimento lombardo di Origgio, «per ridurre l’impatto sociale del piano» intende «favorire l’uscita delle persone più vicine alla pensione, includere il criterio di volontarietà e supportare i colleghi coinvolti con una somma significativa che mediamente si attesta attorno ai 200 mila euro».