Sano di mente in primo grado Malato in appello

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Sano di mente al processo di primo grado, infermo in appello. È quanto è accaduto a P.E., 50enne cinisellese, che nel 2019 ha perseguitato i medici del Centro psico-sociale e del reparto di Psichiatria del Bassini con telefonate, minacce e appostamenti, finendo sottoposto a Tso e poi in carcere. Per il Tribunale di Monza è capace di intendere e volere ed è stato condannato a 6 mesi di reclusione per interruzione di servizio di pubblica necessità, di fatto già scontati dietro le sbarre ed è quindi tornato in libertà. Mentre il suo avvocato chiedeva che fosse riconosciuto infermo di mente per riuscire a farsi curare. Ora, nel ricorso alla Corte di Appello di Milano il 50enne, nel frattempo preso in cura al Cps ma ancora in stato di libertà, è stato assolto per vizio totale di mente.

La Procura di Monza aveva ottenuto per l’uomo la custodia in carcere sulla base di una perizia psichiatrica che lo definiva sofferente di un disturbo antisociale della personalità, ma non infermo di mente. Una tesi a cui si era opposto il difensore dell’imputato, l’avvocato Maurizio Bono del Foro di Monza che, attraverso una consulenza psichiatrica affidata ad un altro perito, ha sostenuto che l’uomo è un malato psichico che rischia di diventare socialmente pericoloso. "Vi faccio fare una brutta fine... una brutta morte", questa la minaccia ai medici. Al processo i dottori avevano deciso di ritirare le querele per atti persecutori e resistenza a pubblico ufficiale nei loro confronti.Stefania Totaro

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