“Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio": prendendo spunto da un vecchio detto africano, San Siro ha costruito il suo “Villaggio“ dedicato ai ragazzi delle scuole medie. È all’oratorio Beata Vergine Addolorata e a mettere i “mattoni“ sono educatori e volontari, il parroco don Giovanni Castiglioni e l’imam di via Padova Asfa Mahmoud: si lavora insieme nell’oratorio di frontiera.
"L’idea è nata cinque anni fa – spiega Michele Ottonello, educatore e anima del progetto –: per un anno con il viceparroco dell’epoca, don Fabio, e suor Grazia gli educatori si sono messi in ascolto del territorio: il Quadrilatero di San Siro è particolare, ha una densità di popolazione altissima, tante case popolari, 85 nazionalità censite, la maggioranza ha fede musulmana ed è il quartiere più giovane di Milano e uno dei più giovani dell’intero Paese". Tantissimi gli adolescenti, poche le scuole medie “a tempo pieno“: si è partiti da quest’analisi per formulare una proposta che coinvolgesse i ragazzi, strappandoli alla strada, facendoli crescere senza trascurare "mente, corpo e cuore".
Si sostiene lo studio e ci si dedica alla "mente" tutti i martedì, giovedì e venerdì, dalle 15 alle 17.30: "Non è un doposcuola – premette suor Grazia Pizzarello –: il doposcuola crea dipendenza, trovare il proprio metodo di studio rende indipendenti. Affrontiamo insieme l’argomento, “smontando“ la pagina, analizzando le parole. Gli esercizi si fanno a casa. Si apre il vissuto".
I ragazzi curano lo spazio, si occupano del riordino e della pulizia della loro "seconda casa". C’è poi il momento della merenda "che nel Villaggio dei ragazzi non è scontato, per molti è il pasto". Una volta al mese tocca a uno di loro offrirla, condividendo i piatti tipici del proprio Paese. Il martedì e il venerdì, dalle 17.30 alle 19, si pensa al "corpo", con laboratori artistici e sportivi, dal calcio agli scacchi, quest’anno ha fatto ingresso la pallavolo. Le attività cambiano a seconda dei volontari che mettono in gioco le loro competenze: insegnanti in pensione, professionisti, studenti arrivati col passaparola, spesso da altri quartieri.
Il giovedì è il giorno del "cuore": "L’appuntamento con la fede – spiega Michele –: siamo un oratorio cristiano cattolico che dialoga con le altre confessioni, che non si chiude in se stesso. Da quattro anni abbiamo coinvolto l’imam di via Padova, che anche quest’anno ha accettato entusiasta". Michele e il parroco fanno catechismo con i ragazzi cristiani cattolici e copti, suor Grazia e Asfa Mahmoud accompagnano i ragazzi musulmani.
"Gli incontri sono preceduti da un gioco comune in cui si condivide il tema che verrà affrontato poi dai due gruppi, che può anche prendere spunto dalla cronaca o da una notizia di quartiere. Educhiamo gli adolescenti insieme, in un’ottica comunitaria, senza avere paura delle differenze, partendo dai valori comuni", sottolinea suor Grazia. Le porte sono aperte a tutti e il progetto pilota potrebbe essere esportato in altri quartieri.
L’oratorio di San Siro è diventato "osservatorio diocesano per dialogo interculturale e interreligioso" nella pastorale giovanile. Hanno nomi e volti le storie di riscatto, che contribuiscono a creare una narrativa differente su San Siro. C’è chi è arrivato al Villaggio in prima media e adesso è volontario, chi ha scoperto "coraggio e fiducia negli altri": "Ora parlo davanti a tanti compagni senza vergognarmi", sorride una studentessa. "Si gioca a calcio, si trovano nuovi amici e ci si diverte – racconta un ragazzino –. Mi interessa conoscere le storie degli altri: a volte sono tristi, ma finiscono bene". Gli fa eco un compagno: "Io ho trovato una nuova strada per la mia vita venendo al Villaggio".